Audizione dei Commissari designati

Valutazioni negative del Parlamento europeo

Bruxelles, Ottobre 2024

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Lunedì 4 novembre le commissioni del Parlamento europeo terranno le prime audizioni dei commissari designati, al fine di valutarne le competenze generali, l’impegno europeo, l’indipendenza personale, la conoscenza del futuro portafoglio e le capacità di comunicazione.

Un’eventuale valutazione negativa da parte delle commissioni non comporta automaticamente il ritiro della nomina del commissario designato. L’unico voto vincolante, infatti, sarà quello del Parlamento in seduta plenaria sull’intera Commissione europea il prossimo 27 novembre.

Tuttavia, un eventuale giudizio negativo rischia di mettere a repentaglio l’esito positivo di tale votazione e, proprio per questo motivo, è capitato in passato che alcuni commissari designati venissero sostituiti, non facendo più parte della squadra al momento del voto.

Di seguito sono riportati alcuni dei casi più significativi:

Rocco Buttiglione, Italia– 2004

La prima Commissione sottoposta alle audizioni è stata la Commissione Santer nel 1995, tuttavia, bisogna attendere il 2004 affinché gli eurodeputati sollecitino per la prima volta il ritiro di un commissario designato.

Nel corso delle audizioni per la prima Commissione Barroso, il candidato italiano era Rocco Buttiglione, già eurodeputato dal 1999 al 2001 tra le fila del Partito Popolare europeo e all’epoca dell’audizione Ministro italiano per le politiche comunitarie nel governo Berlusconi II, destinato a ricoprire l’incarico di commissario per la giustizia, libertà e sicurezza.

Nel corso dell’audizione, dinnanzi alla commissione per le libertà civili, la Giustizia e gli Affari interni (LIBE), alcune affermazioni di Buttiglione, relative all’omosessualità e al ruolo della donna all’interno della società, ricevettero diverse critiche. Altre domande incalzarono invece il candidato sui programmi relativi all’immigrazione e sulla precedente scarsa presenza come eurodeputato. Buttiglione dichiarò anche che avrebbe accettato di farsi da parte, qualora il Presidente eletto Barroso lo avesse richiesto.

Nei giorni successivi le critiche ricevute sembravano poter mettere a repentaglio il voto complessivo sulla Commissione Barroso e anche per questo motivo il governo italiano decise di ritirare la candidatura di Buttiglione a beneficio del ministro degli esteri Franco Frattini, che ne ereditò il portafoglio e sostenne l’audizione in Commissione LIBE.

Tuttavia, non fu solo il caso Buttiglione a indebolire la Commissione Barroso in vista del voto. Anche il governo lettone fu costretto a ritirare la candidatura di Ingrida Udre, a causa del suo possibile coinvolgimento in pratiche politiche e giuridiche scorrette, per nominare Andris Piebalgs, mentre al candidato ungherese László Kovács, che era stato criticato per mancanza di preparazione e di conoscenze specifiche sul suo futuro portafoglio (Energia), fu attribuito un diverso pacchetto di deleghe (Fiscalità e unione doganale).

Alenka Bratušek, Slovenia – 2014

Per le elezioni europee del 2014, si utilizzò per la prima volta il criterio dello Spitzenkandidat e il candidato del partito più votato, il partito popolare europeo, Jean-Claude Juncker fu prima nominato e poi eletto presidente della Commissione europea.

Una delle nomine più importanti tra i commissari designati fu quella della liberale slovena Alenka Bratušek, destinata alla vicepresidenza e alla delega all’Unione dell’energia.

L’audizione tenuta dalla candidata presso le commissioni per l’ambiente (ENVI) e per l’energia (ITRE) non convinse a pieno i parlamentari come riportano anche le voci dell’epoca.

Gianni Pittella (allora presidente del gruppo dei socialdemocratici) parlò di “audizione deludente”, mentre Giovanni La Via (presidente della Commissione ENVI ed esponente del PPE) ammise che la Commissione “si aspettava un po’ di più dalle risposte”.

Le osservazioni che portarono a un riscontro negativo delle commissioni sull’audizione furono in particolar modo legate alla scarsa conoscenza del portafoglio energetico da parte di Bratušek.

Per non pregiudicare il voto sull’intera Commissione, la Slovenia scelse di ritirare la sua candidatura e di nominare Violeta Bulc come suo sostituto. In questo caso però, rispetto a quanto visto con Buttiglione, il Presidente Juncker fu costretto a ridisegnare la definizione di competenze all’interno del collegio. La neonominata commissaria assunse le deleghe relative ai trasporti e lo slovacco Maroš Šefčovič – che quest’anno potrebbe essere confermato per un terzo mandato – assunse la carica di vicepresidente con delega all’Unione dell’energia

Sempre nello stesso turno di audizioni, l’ungherese Tibor Navracsics ricevette l’approvazione, ma non per il portafoglio proposto (Istruzione, gioventù cultura e cittadinanza). I deputati, infatti, contestarono la proposta di attribuirgli le competenze in materia di cittadinanza alla luce delle politiche portate avanti dal governo ungherese di cui aveva fatto parte fino a qualche settimana prima. La delega alla cittadinanza passò quindi al greco Dimitris Avramopoulos.

Rovana Plumb (Romania) e László Trócsányi (Ungheria) – 2019

Nel 2019 i commissari designati della prima Commissione von der Leyen si apprestarono a superare il vaglio delle audizioni parlamentari.

La socialdemocratica rumena Rovana Plumb, già più volte ministro in patria, era stata eletta eurodeputata alle elezioni dello stesso anno, prima di ricevere la nomina da parte del governo della Romania a commissario europeo. La presidente von der Leyen le attribuì la delega relativa ai trasporti.

Tuttavia, la commissione giuridica (JURI) del Parlamento europeo, nel corso dell’esame dichiarazioni di interessi finanziari che viene riservato a tutti i commissari candidati, rilevò delle problematiche. La commissione contestò in particolar modo una donazione attraverso un prestito e sottolineò la possibile esistenza di incongruenze tra la dichiarazione finanziaria presentata a Bruxelles e quella presentata al governo romeno

Allo stesso modo l’eurodeputato ungherese László Trócsányi fu scelto dal governo di Budapest come rappresentante all’interno della Commissione, incarico per il quale ottenne il portafogli relativo all’allargamento e alla politica di vicinato. Anche in questo caso, tuttavia, la commissione JURI intervenne sulla nomina. Al candidato ungherese fu rimproverato un possibile conflitto d’interessi per la mancanza di chiarezza sul suo rapporto con il suo ex studio legale Nagy & Trócsányi, co-fondato nel 1991.

Il governo rumeno e quello ungherese ritirarono così le proprie candidature a vantaggio rispettivamente di Adina Vălean e Olivér Várhelyi, che ereditarono le deleghe dei loro predecessori. Fu la prima volta che un candidato commissario venne bloccato ancor prima di sostenere l’audizione di conferma.

Nel corso delle audizioni, invece, fu la candidata Sylvie Goulard (designata per il portafoglio al Mercato Interno) a ottenere un giudizio negativo dalle commissioni ITRE e IMCO. Successivamente fu sostituita da Thierry Breton.