Viviamo in una società iperconnessa, siamo tutti in grado di accedere ad una mole di informazioni che fino a poco tempo fa sembrava inimmaginabile. Eppure, quotidianamente ci imbattiamo in fenomeni influenzati da fake news e ricostruzioni verosimili che inquinano le opinioni e il dibattito in cui le stesse si confrontano. Cosa è cambiato e quali sono oggi le sfide per chi scientificamente si occupa di rilevare e analizzare le opinioni delle persone?
Dopo 25 anni di esperienza mi considero una ricercatrice sociale ed economica a tutti gli effetti essendo impegnata ogni giorno nello studio e nell’analisi di fenomeni sociali, economici, culturali, politici e organizzativi. Il mio lavoro è quello di intercettare, conoscere e monitorare le opinioni, i giudizi, le scelte e il percepito dei cittadini. Esaminando e interpretando dati e sistemi economici, analizzandone la connessione e l’impatto rispetto al contesto sociale che si rappresenta di volta in volta e realizzando indagini sociali, psico-sociali e statistico-economiche, nell’ambito di più ampi progetti di ricerca. Detto questo, i report che consegniamo ai nostri clienti offrono analisi di spaccati di società che ovviamente sono interpretati e approfonditi in tutti gli aspetti. E’ bene ricordare che quello che offriamo è un’analisi sotto tutti i punti di vista, spetta ovviamente al nostro committente il compito di governare i fenomeni ed eventualmente trasformarli secondo le proprie aspettative. In tutto questo le fake news e le notizie verosimili – quelle contengono anche delle “mezze verità” e proprio per questo sono più pericolose – svolgono un ruolo principale nella definizione delle convinzioni delle persone. Hanno un potere speciale nella capacità di convincere ciascuno e manipolare di conseguenza le sue opinioni. In qualità di ricercatrice mi limito a misurarne l’impatto e a comprendere a quali sollecitazioni gli intervistati rafforzano o indeboliscono le proprie convinzioni rispetto per esempio ad un partito politico o un prodotto o un servizio specifico oppure ad un’area geografica o presso una certa fascia d’età, …, il tutto in seguito ad un’azione di pushing relativa ad un determinato argomento. Si può dire che le notizie false esistono da sempre. Una fake news ben veicolata e strutturata e guidata con uno obiettivo determinato presso le “giuste orecchie” può decretare il cambio nelle convinzioni, con tutte le conseguenze del caso. Le illazioni o le ricostruzioni atte a distorcere l’opinione hanno sempre fatto parte del gioco della politica, anche nella Prima Repubblica (…Se avete preso per buone Le “verità” della televisione…cantava De Andrè negli anni ‘70). La principale differenza rispetto al passato è la possibilità per chiunque convincersi oppure di appurare la verità attraverso i molteplici canali media che oggi ci vengono forniti. Grazie al web, infatti, e ai numerosissimi siti o blog legati all’informazione ciascuno di noi è in grado di approfondire una notizia o un’idea sorta di fronte ad una “news”. Tuttavia nella ricerca della verità ognuno ha un suo personalissimo palinsesto di informazione a cui attingere la sua sete di conoscenza e spesso è utilizzato più per trovare convincimento della propria tesi piuttosto che confutarla. La difficoltà di coloro che fanno il nostro lavoro non riguarda tanto l’intercettare e il far emergere l’opinione, quanto comprenderne l’origine e prevederne il verso e la direzione. In un passato anche recente, parliamo della Prima e della Seconda Repubblica, le idee degli elettori/cittadini erano molto più cementate rispetto ad oggi, i punti da cui attingere le proprie convinzioni erano gli stessi immobili a cui ciascuno si poteva affidare. Oggi, grazie a internet e alle nuove tecnologie legate all’Intelligenza Artificiale la scelta è immensa e questo ventaglio di opportunità ha generato un’incredibile eterogeneità nelle opinioni. La difficoltà e l’impegno del nostro lavoro oggi è molto più concentrato, in un primo tempo nel riuscire a captare quelle sfumature e quelle indicazioni di diversificazione che costruiscono l’oggetto di studio, in un secondo tempo nella capacità di riassumerle in cluster di sintesi.
Oggi, i capisaldi ideologici sono saltati e con essi anche i “punti fermi” per cui le opinioni, soprattutto in politica, sono diventate mobili e trasversali, per cui indagare sulle origini e sulle fonti è diventato un nuovo pilastro nella ricerca.
Nella sua carriera professionale, come ben descrive nel suo ultimo libro “La Repubblica dei Sondaggi”, ha assistito alla nascita di due fenomeni politici che hanno profondamente segnato il paese e modificato radicalmente il rapporto dei cittadini con l’arena politica: l’avvento del berlusconismo e la nascita del Movimento 5 Stelle. Quali sono stati i fattori che hanno determinato il successo di questi due fenomeni?
Per riassumere potremo dire che la discesa in campo di Silvio Berlusconi è stata figlia di un sogno, mentre l’impegno politico dei 5Stelle scaturisce proprio della fine di questo sogno. Ovviamente in tempi ed emergenze diverse si potrebbe riassumere così la duplice esperienza di questi due fenomeni politici che tanto hanno influito sullo scenario della politica italiana e non solo. Entrambi i fenomeni, alla loro prima esperienza di voto, hanno impattato in modo eccezionale sulla politica nazionale. Forza Italia nel 1994 ottenne circa 8 milioni di voti con una percentuale intorno al 21%, mentre i 5Stelle nel 2013 ottennero più di 8 milioni di voti pari a circa il 25.56%.
Sia Silvio Berlusconi sia il M5S nascono dalle ceneri di un periodo precedente che ha visto in fasi differenti coinvolte in un confronto stretto la politica e la magistratura. Berlusconi dalla frantumazione della classe politica della Prima Repubblica con gli scandali di Tangentopoli; mentre i 5Stelle, in un nuovo periodo di scandali più legati a singoli protagonisti della politica piuttosto che a delle correnti. Silvio Berlusconi ha rappresentato l’epicentro della Seconda Repubblica intorno al quale è ruotata tutta la politica coinvolgendo anche l’opposizione e ovviamente il mondo dei media.
A giocare un ruolo decisivo nel processo di rinnovamento del “sistema politico italiano”, infatti sono sempre stati i forti proclami, diretti e semplici. Per il Movimento 5 Stelle determinante è stata soprattutto la capacità di Beppe Grillo di dare voce al pensiero della maggioranza degli italiani. Un pensiero che nessuno, forse per pudore o per paura aveva mai avuto il coraggio di confessare in pubblico, sebbene fosse molto condiviso. Esiliato dalla RAI ha sempre incentrato i suoi spettacoli di piazza itineranti sulla denuncia del malaffare, anticipando anche le procure e non solo in campo politico, si ricordano come più eclatanti i casi Parmalat e Telecom. Dal palco Grillo urlava e divertiva, ma raccontava un’Italia che aveva un immenso bisogno di cambiamenti e che probabilmente era giunto il momento di reagire. E così nel momento in cui, nel 2011, il berlusconismo sembra morire portandosi dietro di sé anche il sogno che aveva incarnato nel 1994, ecco sopraggiungere i 5Stelle, già presenti dal mitico Vaffa-Day del 2007 e guidati, oltre che dall’abilissimo Beppe Grilllo, anche dal genio di Gianroberto Casaleggio. Silvio Berlusconi era il “ghe pensi mi”, l’ottimismo, la speranza… il sogno. In lui e con lui c’era la volontà di lasciarsi alle spalle il passato polveroso in bianco e nero (…dc…pci…il politichese…il tg1 delle ore 20…”nani e ballerine”) per procedere verso un orizzonte luminoso, denso di opportunità e benessere per tutti, un universo a colori. La famosa “discesa” in campo di Berlusconi era figlia del quinquennio di fine anni ’80 che improvvisamente si era ritrovata negli anni ’90 con ancor più desiderio di crescere e regalarsi delle chance che erano state negate. La disillusione, legata sia all’importante crisi economica del 2008 sia al parziale fallimento della “promessa di un futuro migliore”, ha spianato la strada per il passaggio a nuove formule di partito. Anche l’importante esperimento legato al governo di Matteo Renzi ha posto gli italiani di fronte ad una nuova voglia di cambiare amplificando le antenne di ricezione del Movimento. Intanto nell’arco di 30 anni siamo passati da un sistema proporzionale con 8/10 partiti – e ci sembravano troppi – in cui DC e PCI governavano le alleanze insieme al PSI, ad un sistema bipolare con due fazioni come centro destra e centro sinistra, padroni del campo, che si confrontavano in ogni scontro elettorale. Dal 2009 con il Movimento 5 Stelle – quando si presentò alle prime elezioni amministrative – siamo entrati in una nuova fase con tre formazioni politiche a confronto. Oggi siamo nuovamente di fronte ad una nuovo contesto di “passaggio”. Infatti, attraverso le mutazioni delle scelte degli elettori italiani, anche gli equilibri dentro le coalizioni sono mutati e lo scontro al quale ci apprestiamo vedrebbe le attuali formazioni al Governo e delle opposizioni in procinto di scontrarsi con un apparentemente nuovo dualismo. I fattori che hanno spinto il Movimento a crescere fino a diventare forza di Governo, riassunti in modo perfetto dallo slogan “Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno” non sono scomparsi. La volontà di cambiare la classe politica e le regole per l’accesso al Parlamento sono sempre presenti nell’opinione pubblica anche se, ovviamente, hanno in parte smarrito la forza che avevano in principio. La morte di Casaleggio padre, l’allontanamento volontario di Grillo, l’approdo a due differenti Governi hanno mutato la natura del Movimento ma soprattutto la percezione nei suoi confronti di una buona maggioranza di elettori. Tutti i fenomeni politici mutano col passare del tempo e il cambiamento delle condizioni ambientali e storiche. Tutti i fenomeni politici sono cicli e, dopo un certo periodo di tempo, si chiudono. Per qualcuno il cerchio è minuscolo. Per qualcun altro è più ampio.
Social e new media hanno radicalmente modificato le dinamiche di creazione dell’opinione nelle persone. Da cosa è composta oggi la dieta mediatica attraverso la quale le persone si informano e formano le proprie opinioni?
Se una persona sale su un treno o su un mezzo pubblico in città si trova di fronte, generalmente, a questo spettacolo: capi chini sullo smartphone. Stesso spettacolo che si mostra nelle sale d’attesa, negli uffici durante la pausa pranzo…ovunque. Si potrebbe presumere, quindi, che la gente si informi principalmente secondo questa nuova modalità, compulsando i tasti del telefono per accedere…”ovunque si voglia”.
Eppure, ed è un fatto confermato anche da tutti i recenti studi, la televisione oggi rimane il pilastro dell’informazione ed è soprattutto attraverso la televisione che si forma e cementa l’opinione della maggior parte delle persone. Certamente, rispetto a solo 10 anni fa, internet – sotto tutti i punti di vista – è diffusissimo e si pone come un veicolo formidabile e non solo di news, amplifica la conoscenza e offre un numero indefinito di combinazioni. Tuttavia le persone tendono a formarsi una propria opinione ancora attraverso i media tradizionali, tv in primis, anche grazie ad una programmazione che ormai arriva alla copertura delle 24ore. Trasmissioni di approfondimento e canali news possono essere seguiti a tutte le ore e, grazie alla potenza del web, in qualsiasi luogo uno si trovi: in metropolitana, sul pullman o in tram, al supermercato, durante un viaggio in treno… Ovviamente ci aspettiamo sempre delle nuove evoluzioni anche grazie all’Intelligenza Artificiale, perché siamo consapevoli che si tratta di una tendenza in costante mutazione e sfrutta sempre di più l’integrazione tra i diversi canali informativi. Integrazione è la parola chiave. Fino ad oggi, i leader politici capaci di intercettare le evoluzioni in atto nell’opinione pubblica sono quelli che sono stati in grado di integrare l’uso di tutte le forme di comunicazione, dalla televisione, ai social, fino al comizio e al “porta a porta”. Silvio Berlusconi è stato uno dei protagonisti della politica per l’uso superbo del mezzo televisivo grazie anche ad un linguaggio immediato e comprensibile. Oggi i leader di tutti i partiti politici e tutti coloro che desiderano approcciarsi al mondo della comunicazione… sono andati oltre l’esclusivo utilizzo di un unico mezzo, la tv nella fattispecie, e sono riusciti a unire in un’unica strategia comunicativa più mezzi di informazione. Non un’operazione semplice, perché non tutti sono all’altezza del compito, ma fino ad oggi questo modo di agire ha portato i suoi frutti se pensiamo ai traguardi raggiunti da Matteo Renzi, Matteo Salvini, il movimento 5 Stelle, …
Nella tua esperienza, quale è stato il cambio di opinione/percezione più evidente che hai avuto modo di registrare su un singolo tema?
L’ultimo in asse temporale è sicuramente il MES. Fino a prima dell’estate la maggioranza degli intervistati era decisamente contraria, ad oggi prevalgono i favorevoli. Più spesso nell’arco di una campagna elettorale si registrano inversioni di tendenza proprio a seguito dell’influenza delle promesse e degli accordi che scaturiscono da esigenze registrate proprio dal nostro lavoro di ascolto del territorio.
Spesso a determinare l’inversione di tendenza è un evento rilevante, un fatto concreto, qualcosa di tangibile e coinvolgente soprattutto a livello emotivo. Una delle più importanti inversioni di tendenza l’abbiamo registrata proprio in occasione del G8 de L’Aquila. In maniera del tutto riservata su iniziativa dell’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi testammo la possibilità di spostare il G8 dall’isola della Maddalena in Sardegna a l’Aquila. La stragrande maggioranza degli italiani era a conoscenza che il summit internazionale si sarebbe tenuto dall’8 al 10 luglio nel nostro Paese, tuttavia all’idea di poter generare ulteriori complicazioni alle popolazioni colpite dal sisma, soprattutto per le eccezionali misure di sicurezza che l’evento avrebbe richiesto, portava due cittadini su tre a bocciare il possibile trasferimento. Dopo l’annuncio e le laute spiegazioni del Premier e degli incaricati nel merito, una nuova rilevazione fece emergere un netto cambio di tendenza perché la maggioranza degli italiani aveva compreso l’importanza dell’operazione condividendone lo spostamento. Le immagini dei più potenti leader del mondo delle loro consorti in mezzo alle macerie fece il giro del pianeta, facendo comprendere a tutti il dolore, il disagio e le ferite di una popolazione colpita da un evento così devastante.
Da sempre si affida ai sondaggisti un potere quasi sovrannaturale, come una capacità di saper cogliere e interpretare i segnali di cambiamento prima degli altri. Riguardo al contesto italiano, quali sono i temi che detteranno il dibattito nel prossimo futuro e chi saranno – se ci sono – i leader che ne saranno protagonisti?
Covid-19 ha sicuramente sconvolto i piani. Dopo le elezioni del 2018, si pensava che nulla potesse essere come prima e che le idee di sovranismo e populismo potessero avere la meglio su tutto quanto avevamo conosciuto fino ad allora, perfettamente incarnato dall’europeismo. Con il Conte 1 una certa idea di politica e lotta anti-establishment – su fronti diversi – era al Governo. La rabbia delle persone, il rifiuto delle logiche di una certa politica che aveva accompagnato il Paese per decenni, la completa sfiducia nei confronti del “sistema”, l’allontanamento dalla politica e dalle urne sembrava aver trovato una casa. Oggi con il Conte 2 in situazione di convivenza stretta con il virus l’anti europeismo e la rabbia anti-casta sono state sostituite dalla paura del contagio e da quella economica. Ogni fattore di previsione e con esso ogni scenario ipotizzato, è stato letteralmente spazzato via dalla diffusione del contagio che ha stravolto le nostre vite e gettato un enorme punto di domanda sul futuro sociale, economico e sanitario del nostro Paese e del mondo intero. Che cosa succederà nei prossimi mesi è complicato dirlo. Gli sforzi del Governo e i desideri dei cittadini sono tutti proiettati alla sconfitta del virus e al ritorno alla normalità. Normalità di cui abbiamo desiderato un temporaneo assaggio nei mesi della nostra estate, ma che oggi, complice l’arrivo della stagione fredda, vediamo ancora troppo lontana.
Incertezza e paura sono al centro della quotidianità degli italiani e, con l’aumentare dei contagi, risultano anche al centro dell’informazione. Sanità, lavoro ed economia resteranno al centro del dibattito fino a che non sarà trovata una soluzione collettiva. Fino ad allora è lecito pensare che ogni sforzo della politica sarà diretto in questa direzione, nel collezionare norme di controllo per limitare il diffondersi del contagio, nella preparazione strutturale per contrastare nuove ondate e nel supporto economico a lavoratori e imprenditori alle prese con un calo del PIL e del lavoro degno delle peggiori crisi della storia. Ogni sforzo sarà diretto verso quell’unico obiettivo. Dopo di allora, è ipotizzabile un riposizionamento politico di tutte le istituzioni e delle forze politiche con i rispettivi leader che sfocerà in qualcosa che, ad oggi, non è possibile determinare. Nei prossimi tre anni si concluderà la legislatura e in questo intervallo di tempo si nominerà il nuovo Capo dello Stato. Fatto di enorme rilevanza istituzionale, il solo che potrà produrre qualche interessante movimento. Il ritorno di normalità con prudenza e responsabilità … questo è ciò a cui aspirano i cittadini. Chi sarà in grado di assicurarlo emergerà come leader riconosciuto e dominante.
Alessandra Paola Ghisleri
Ligure, laureata in paleontologia oceanografica, oggi politologa.
Cercare in profondità la natura e le tracce della realtà è stata la sua passione fin dall’inizio, all’attuale professione è arrivata proprio per la sua straordinaria ed irriducibile passione per capire il perché delle cose, in profondità. Attraverso l’Istituto di ricerca italiano Euromedia Research, fondato nel 2003 con Alfonso Lupo, Alessandra Ghisleri scandaglia le nuove dimensioni e i percorsi della società, della cultura, dell’economia e della politica. Il suo lavoro consiste nel fornire ai clienti italiani ed internazionali – imprese, investitori, istituzioni, organizzazioni scientifiche – conoscenze sul presente e scenari sul futuro. Lo fa utilizzando gli strumenti della scienza statistica, della sociologia, della storia, dell’economia, della psicoanalisi, della politologia. Per comprendere il nuovo, per cercare di interpretare gli sviluppi del futuro, Alessandra e il suo team di Euromedia Research non si rivolgono solo al passato ma scavano in profondità nel presente attraverso interviste e contatti diretti con le persone. Nel 2007 ha vinto il premio Germoglio d’Oro della Fondazione Bellisario per lo sviluppo di nuove tecnologie e metodologie di indagine applicate e nel 2019 il premio Casato Prime Donne che le riconosce il valore della sua passione, dei suoi saperi e delle sue capacità imprenditoriali. Grazie ai lavori sviluppati nel tempo e agli ottimi risultati ottenuti nelle indagini proiettive delle diverse elezioni italiane ed in alcuni paesi esteri si è guadagnata un ruolo di docente presso prestigiose università e tra i principali opinionisti sociopolitici italiani. Come esperta nella ricerca sociale è ospite delle principali trasmissioni di informazione nazionale. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo saggio “La Repubblica dei Sondaggi” edito da Piemme Editori.