COVID-19, cosa possono fare le tecnologie di frontiera?

Il virus COVID-19 sta sottoponendo molti governi a un grandissimo sforzo su molti fronti diversi: il cambiamento forzato delle abitudini di milioni di cittadini, il contenimento di persone in territori fortemente urbanizzati, la scelta di bloccare o riconvertire la produzione di interi distretti. Durante questa crisi dalle molte sfaccettature, le compagnie che si occupano di tecnologia di frontiera sembrano giocare un ruolo almeno altrettanto “attivo” rispetto a quello svolto da molti governi. Da questo punto di vista si notano almeno tre modi di agire:

  • alcune compagnie stanno partecipando direttamente al supporto per il contenimento del virus. In Cina, ad esempio, i colossi del settore hanno messo a disposizione le loro innovazioni in materia di Big Data e Intelligenza Artificiale, lavorando su strumenti di diagnosi del virus molto più veloci;
  • le aziende che possiedono grandi piattaforme di discussione stanno moderando gli spazi virtuali in modo da contenere fenomeni di disinformazione (o presunta tale): Facebook, sta limitando l’esposizione a gruppi sul Coronavirus o Apple, che impedisce la pubblicazione di App sul tema;
  • molte aziende stanno mettendo a disposizione servizi gratuiti o a prezzi scontati in modo da supportare la cittadinanza sottoposta alle misure di quarantena: è il caso dei servizi gratuiti offerti da varie aziende in Italia sotto il nome di “Solidarietà digitale”. Nonostante la “globalità” della pandemia, è possibile comunque scorgere il diverso approccio tra la Cina, l’Europa e gli Stati Uniti. In questi ultimi casi le aziende si stanno muovendo, infatti, in modo molto più autonomo. Questo potrebbe anche essere legato all’assenza, per ora, di un attore fondamentale sulla scena: il governo di Donald Trump.

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