Go Meat or Go Vegan

Più sostenibilità nel processo produttivo della carne, un tema destinato a far discutere.

A metà febbraio, quando pochi giorni ci separavano dalla consapevolezza dell’arrivo del virus Sars – Covid 19 in Italia, Milena Gabanelli pubblicava sul Corriere della Sera un Dataroom dal titolo “Clima, consumo di carne da dimezzare: che fine fa una filiera con milioni di addetti?”

Una analisi ricca di dati da cui emerge come il consumo pro-capite di carne sia passato dai 24,2 kg nel 1964 a 46,3 kg nel 2015, segnando un aumento della produzione del 317%. Australia, Stati Uniti, Argentina e Nuova Zelanda sono i paesi dove si consuma in assoluto più carne – oltre 100 kg pro-capite -, in Europa l’Italia è il paese dove se ne mangia di meno, con 79 kg pro capite.

Tra i fattori di analisi proposti dall’articolo ne emerge in particolare uno: quanto è sostenibile oggi la produzione di carne per il pianeta?

Il tema, già oggetto di dibattito negli ultimi anni, acquisisce una rinnovata centralità alla luce dell’emergenza Covid 19. Si ritiene, infatti, che il cosiddetto spillover, ovvero il passaggio del virus dall’animale all’uomo, sia avvenuto a causa del progressivo depauperamento ambientale, dell’eliminazione di aree verdi destinate ad insediamenti urbanistici e dell’aumento di allevamenti intensivi che hanno progressivamente messo il virus nelle condizioni di compiere il “salto” dall’animale all’uomo.

In questo scenario è verosimile che la fase post emergenziale vedrà i movimenti ambientalisti mobilitati per stimolare un ripensamento dei sistemi economici in una chiave maggiormente sostenibile. In tale riflessione potrebbe rientrare anche il tema degli stili di vita e dell’alimentazione, abbracciando direttamente o indirettamente la questione della produzione e del consumo di carne.

FB Bubbles – divisione di FB&Associati specializzata nell’analisi del dibattito pubblico e nello sviluppo di campagne di advocacy – ha analizzato la trattazione parlamentare del tema, attraverso gli atti di sindacato ispettivo presentati nella legislatura in corso, per poi incrociare tale riscontro con l’analisi delle conversazioni social in materia nell’ultimo anno.

Carne e sostenibilità: in Parlamento

Nella legislatura in corso sono stati presentati 20 atti di sindacato ispettivo, 5 al Senato e 15 alla Camera. Ad esclusione di Italia Viva e di Leu, tutti gli altri gruppi hanno presentato atti, da cui emerge una trasversalità di interessi anche tra partiti di schieramento opposto.

Se la Lega chiede che non vengano introdotte in Europa tasse sul consumo di carne, dal momento che la filiera della carne è strategica all’interno dell’economia italiana, si rileva nel Movimento 5 Stelle la richiesta di un impegno per contrastare il ricorso ad allevamenti intensivi o lesivi del benessere dell’animale, stimolando quindi un consumo critico della carne sul piano alimentare per ragioni di sostenibilità. Forza Italia – partito che da tempo presenta al suo interno un posizionamento dedicato su materie di benessere animale e consumo consapevole – chiede che si tuteli il diritto per i vegani ad avere opzioni adeguate nei pasti somministrati nella ristorazione collettiva e che siano avviate campagne atte a favorire un maggiore consumo di proteine vegetali piuttosto che animali. Forza Italia e Movimento 5 Stelle sono i due partiti che dedicano maggiore attenzione al tema. La declinazione del tema, da parte del PD, rimanda invece alla necessità di garantire un’alimentazione qualitativamente migliore per le fasce meno abbienti della popolazione.

Carne e sostenibilità: analisi social

Dall’analisi social emerge un quadro assolutamente coerente con quanto evidenziato a livello parlamentare.

Nell’ultimo anno, l’attenzione degli utenti verso il tema “consumo di carne” è particolarmente significativa. L’argomento è infatti menzionato 19.400 volte nelle conversazioni online, ottenendo un tasso di engagement pari a 1.456.200 interazioni. La issue viene affrontata in un’ottica di riduzione del consumo nella quasi totalità dei contenuti prodotti e, in particolare, in quelli che presentano i maggiori volumi in termini di interazioni.

Tra questi, si segnalano le uscite di alcune importanti testate, quali Le Scienze (edizione italiana di Scientific American) con 72.866 interazioni, Corriere della Sera con 43.207 interazioni e Vanity Fair con 163.602 interazioni, evidenziando come il dibattito sul tema non sia relegato alle sole realtà specialistiche e o scientifiche, ma venga portato altresì avanti nelle sedi più diverse e trovi spazio tra pubblici particolarmente variegati.

Tra le ragioni a sostegno di una riduzione del consumo di carne, la questione ambientale emerge come la giustificazione in assoluto primaria. In rete le menzioni che associano questi due argomenti sono 10.200, generando un volume di interazioni pari a 780.700.

Nel dibattito online, le uscite più performanti sul tema fanno riferimento alle emissioni di metano (Il Sole 24 Ore), di cui gli allevamenti intensivi vengono additati come responsabili per la metà della produzione, al consumo di suolo (La Repubblica) e alla deforestazione (Internazionale), come conseguenze dirette del consumo di carne, in particolare di quella rossa.

Gli stakeholder istituzionali più attivi sul tema

Guardando all’attività degli stakeholder istituzionali, si conferma quanto già emerso dall’analisi del dibattito parlamentare. In particolare, emerge come anche gli attori politici affrontino il tema per lo più in un’ottica di riduzione del consumo di carne per ragioni di responsabilità ambientale.

Coerente anche sull’online il duopolio Movimento 5 Stelle – Forza Italia. Sono infatti i rappresentanti di queste due forze politiche a raccogliere attorno ai propri contenuti tematici il maggior numero di interazioni. In particolare, si segnalano le uscite della deputata di Forza Italia Michela Brambilla, del Presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra (M5S) e della Presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario Carla Ruocco (M5S).

Il contenuto più rilevante per interazioni è quello dell’Onorevole Brambilla: un post Facebook nel quale la deputata rende pubblica l’iniziativa di sensibilizzazione che ha realizzato in Piazza di Monte Citorio il 4 dicembre 2019, giorno in cui ha portato un maiale a passeggio nella Piazza, come atto per sensibilizzare l’opinioni pubblica sugli effetti degli allevamenti intensivi. Il post ha totalizzato 1.800 interazioni. I due esponenti del Movimento 5 Stelle hanno invece prodotto contenuti simili, condividendo il già citato Dataroom di Milena Gabanelli accompagnato in entrambi i casi da copy che riportano alcuni degli interrogativi emersi dall’inchiesta sul possibile futuro degli allevamenti intensivi. Il post della Senatrice Ruocco ha raccolto 828 interazioni, mentre il tweet del Senatore Morra 308.

A fronte quindi di un dibattito online costante nel tempo e capace di raccogliere attorno a sé un gran numero di interazioni, si registra una netta prevalenza di argomentazioni a favore di una riduzione del consumo di carne, come conseguenza di una crescente sensibilità nei confronti dell’ambiente e degli effetti prodotti su quest’ultimo dalle abitudini alimentari dei cittadini.

L’emergenza coronavirus sta toccando ancora tangenzialmente il tema, senza mutarne l’indirizzo complessivo. Il sommovimento politico innescato da questa crisi, ponendo in discussione le assi programmatiche del confronto pubblico, è tuttavia destinato ad interessare anche il macro-tema della sostenibilità con possibili riflessi anche sull’oggetto del presente lavoro: la produzione e il consumo di carne.