Lunedì 23 ottobre si è tenuta la presentazione del libro di Enrico Giovannini, “I Ministri tecnici non esistono” (ed. Laterza), ospitata da FB&Associati. Sono interventi sul tema anche i Senatori ed ex Ministri Carlo Calenda e Beatrice Lorenzin. Tra i temi toccati, il decision making all’interno dei dicasteri, la ricerca del consenso e la comunicazione dei Ministri.
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Nella suggestiva cornice della Sala Perin del Vaga dell’Istituto Luigi Sturzo a Roma, lunedì 23 ottobre si è tenuta la presentazione del libro dell’ex Ministro dei Trasporti Enrico Giovannini, I Ministri tecnici non esistono (ed. Laterza). Con la giornalista Marianna Aprile in qualità di moderatrice, si sono susseguiti gli interventi dell’autore e degli altri due illustri ospiti, Carlo Calenda e Beatrice Lorenzin, entrambi già Ministri in passate legislature.
Partendo proprio dal titolo del libro di Giovannini, si è innanzitutto discusso sull’esistenza o meno della figura del Ministro tecnico. La secca risposta di Giovannini non ha lasciato spazio ad interpretazioni: un Ministro deve fare politica, decidere cosa fare e creare consenso. Anche per il Segretario di Azione è valsa l’equazione che prendere decisioni significhi inevitabilmente fare politica, tuttavia con una differenza rilevante tra il ruolo del tecnico e quello del politico, che sta tutta nella comunicazione: se sei un tecnico «non devi andare in TV e puoi concentrarti sulla gestione del Ministero», ha affermato Calenda.
Proprio sul tema della gestione di una struttura così complessa, la Senatrice Lorenzin ha sottolineato l’importanza delle risorse umane e della comunicazione interna, essenziale per coordinare ed essere aggiornati su tutto ciò che accade nelle diverse Direzioni generali. Della sua esperienza quinquennale al Ministero della Salute ha ricordato, inoltre, il grande e faticoso lavoro di ascolto, condotto – ad esempio – per concordare con i sindacati il Patto della salute, che ha impiegato nove mesi di concertazione. Ha poi ricordato i meriti da Ministro del professor Giovannini, il quale è riuscito, grazie ad una visione di ampio respiro, ad anticipare il concetto – oggi onnipresente – di sostenibilità.
Marianna Aprile, incalzando l’autore del libro, ha poi chiesto cosa significhi fare il Ministro. In risposta, Giovannini ha ribadito l’importanza – anche per un Ministro tecnico – di ricercare il consenso, senza il quale, specialmente in questa fase della storia repubblicana, è impensabile riuscire a governare. Sulla questione, Calenda ha poi sottolineato come il populismo induca le forze politiche a ricercare un consenso a breve termine, una «mancia agli elettori», senza tuttavia avere il coraggio di portare avanti ciò che realmente è nell’interesse nazionale. Inoltre, l’attenzione degli elettori – ha spiegato poi il segretario di Azione – è sempre più volatile e condizionata dalla cronaca, il che provoca nella politica una mancanza di programmazione di lungo termine.
Come puntualizzato da Lorenzin – citando il caso “Stamina” che si trovò ad affrontare nel 2013 – non sempre le decisioni necessarie da prendere portano ad un incremento dei voti. Rincarando la dose, l’ex Ministro della Salute ha criticato il modus operandidell’attuale esecutivo, del quale, a suo dire, alcuni membri hanno scelto di fare marcia indietro su misure positive per il Paese – talvolta approvate dalle loro stesse forze politiche in precedenti governi – pur di guadagnare consenso.
Il dialogo si è infine spostato sul tema della comunicazione, fortemente legato a quello del consenso. Al riguardo, l’autore del libro ha criticato il metodo giornalistico attuale e, in particolar modo, il format dei talk show, durante i quali non verrebbe concesso sufficiente tempo per poter svolgere ragionamenti completi e informativi per i telespettatori. La soluzione prospettata da Lorenzin è piuttosto «trovare un linguaggio elegante per combattere il consenso ad horas». Collegandosi alla questione, Marianna Aprile ha poi elogiato una parte del libro dell’ex Ministro dei Trasporti nella quale egli spiega come preparare un’intervista giornalistica, al fine di non farsi trovare impreparati di fronte alle domande più insidiose dell’intervistatore.
Il decision making, la ricerca del consenso e il tema della gestione della comunicazione dei Ministri sono stati dunque al centro dell’interessante dibattito tra gli ospiti, i quali hanno portato ciascuno la propria esperienza maturata durante gli anni di governo. Resta infine un’unica domanda a cui replicare – cioè, “come si fa il Ministro?” – a cui Giovannini dà una risposta già nel primo capitolo del suo volume. Come egli stesso ha spiegato nel corso dell’evento, per fare il Ministro «bisogna ascoltare e decidere chi si vuole ascoltare[…] provando a far funzionare il Ministero». Ardua missione, quest’ultima, che secondo Giovannini deve essere tra i compiti propri del Ministro – che deve assumersene la responsabilità – e non relegata al solo Capo di gabinetto e agli Uffici tecnici del dicastero.