Dalla “bancocrazia” al DL Liquidità: rapido stravolgimento della narrazione pentastellata sul sistema bancario
Nel 2017, durante la conversione del Decreto per la liquidazione coatta delle banche venete, l’On. Di Battista sentenziava: “Falsi compagni che (…) regalate miliardi di quattrini nostri alle banche private, falsi liberisti sovvenzionati dai Fondi e dallo Stato italiano, il Movimento 5 Stelle è qui a fare ostruzionismo all’ennesimo regalo appunto statale alle banche private e a denunciare, di fronte al Paese intero, la trasformazione di quella che un tempo era una Repubblica passata dalla partitocrazia alla “bancocrazia”. Voi stessi siete ormai diventati vittime di un determinato sistema (…). Perché? Perché la “bancocrazia” di fatto ha piazzato i suoi uomini all’interno delle istituzioni, ed è per questo che soltanto negli ultimi quattro anni sono stati approvati decine di decreti a favore delle banche private e nessun decreto a favore dei cittadini che soffrono”[1].
L’allora deputato D’Incà (oggi Ministro per i Rapporti con il Parlamento) gli faceva eco: “Sempre di più le banche venete rappresentano per così dire la trama di questi anni, di questa Italia che ha avuto il suo bubbone forse nel Veneto”[2].
Nello stesso periodo, sul DL Monte dei Paschi di Siena, Roberto Fico (allora deputato, oggi Presidente della Camera dei Deputati): “Quando si parla di banche, all’improvviso, i soldi escono sempre, vengono sempre fuori ed è questo che noi dobbiamo cambiare, l’agenda politica del Paese, la mentalità del Paese, e la cultura di questo Parlamento che antepone gli interessi delle banche agli interessi dei cittadini”[3].
Il deputato Villarosa (da due governi Sottosegretario all’Economia) rincarando, commentò: “Sono stanco di stare in un Parlamento che funziona così. (…) Oggi invece cosa accade grazie principalmente al Partito Democratico, al Governo, a Padoan, Renzi, Gentiloni, Alfano? Accade che nel momento in cui il cittadino si trova in difficoltà e non può più pagare il mutuo (…) la banca dopo solo sette rate (…) può andare a casa e mandare via quel cittadino”[4].
Tuttavia, l’ingresso al Governo, con due maggioranze differenti, ha “spazzato via” rapidamente i preconcetti che il Movimento nutriva verso il settore creditizio e su cui ha basato buona parte della campagna elettorale del 2018. In questa XVIII Legislatura, Decreti per interventi urgenti a sostegno dei gruppi bancari sono diventati uno strumento accettato e riconosciuto anche dal Movimento.
Una delle ragioni di questo “bagno di realtà” è intrinseca al sistema delle piccole imprese italiane in cui la separazione fra proprietà e controllo è praticamente inesistente, l’autofinanziamento prevale sul conferimento soci tramite aumento di capitale. Vi è, in sintesi, una forte propensione da parte degli imprenditori a non investire direttamente nuovo capitale nell’impresa per tenerlo invece a garanzia di finanziamenti bancari[5].
Se questo è un dato inequivocabile del tessuto imprenditoriale, la crisi pandemica ha prodotto all’interno del Movimento una differente narrazione del ruolo del sistema bancario.
La Commissione di inchiesta sul settore bancario e finanziario, “arma” su cui il M5S aveva puntato per accrescere il ruolo di baluardo contro gli scandali bancari e di cui aveva reclamato la presidenza per tre mesi da febbraio, è diventata una normale commissione che ha svolto audizioni sul ruolo che può svolgere proprio il sistema bancario per sostenere le imprese ad uscire dalla crisi economica dovuta alla pandemia.
La Commissione si è limitata ad audire i funzionari MEF e Banca d’Italia, i vertici di Mediocredito Centrale ed ABI cui è stato soltanto chiesto come il sistema bancario potesse contribuire al rilancio dell’economia.
La “nemesi storica” è avvenuta, confrontando l’atteggiamento dei rappresentanti grillini tra la XVII e la XVIII Legislatura, con il Decreto Liquidità.
Il Decreto ha avviato l’iter di conversione, con lunghe audizioni, ma non appena approvato dal CdM sono stati proprio il Premier Conte ed i Ministri grillini Patuanelli e Catalfo ad apprezzare il provvedimento definendolo a seconda un “piano poderoso senza precedenti”, “un bazooka”, “una potenza di fuoco” che… si basa proprio sul sistema bancario.
Infatti, il Decreto prevede che il piano da 200 miliardi per le imprese sia garantito da SACE, ma erogato in ultima istanza dalle banche.
Quindi, il “piano poderoso” si è concretizzato in prestiti che le banche erogano alle aziende.
Gli istituti, tuttavia, dovranno anche allentare i rigidi controlli – previsti dagli Accordi di Basilea – fino ad arrivare a compiere “un atto d’amore” secondo il Presidente Conte che, a maggio 2018, ancora premier incaricato si affrettò ad incontrare le Associazioni dei risparmiatori delle banche venete in piena continuità con la campagna elettorale del Movimento.
Forse non è un caso che, tra tutti i decreti approvati dal Governo, quello che ha ricevuto maggiori critiche dalle micro e piccole imprese – che nel 2018 hanno rappresentato una porzione consistente dell’elettorato pentastellato – è il DL Liquidità.
Analizzando le dichiarazioni e i decreti, con un repentino cambio di strategia politica e comunicativa, il Movimento ha dimenticato la campagna di odio e diffidenza che ha scatenato contro il sistema bancario e creditizio; ha cancellato le ferite – sulle quali ha cosparso tanto sale – che le crisi bancarie hanno causato ai micro e piccoli imprenditori, spesso traditi dal management inaffidabili, ed ha chiesto agli uni di affidarsi alle banche ed ha fatto di queste ultime lo strumento privilegiato per fronteggiare nell’immediato la crisi economica dovuta alla pandemia.
Infine, gli artt. da 175 a 178
del “DL Rilancio” miranti a scontare attività per imposte anticipate
(DTA) in caso di fusioni tra una banca e una banca in liquidazione coatta sono praticamente identici all’articolo 44-bis
approvato nel DL Crescita (DL 34/2019) del Governo Conte I, che
prevedeva il medesimo strumento però in caso di aggregazioni fra istituti di
credito basati al Sud Italia; la centralità del sostegno al sistema bancario
rimane, con forte senso pratico, un aspetto non secondario nell’azione dei due
Governi a maggioranza 5 Stelle.
[1] https://www.camera.it/leg17/410?idSeduta=0832&tipo=stenografico#sed0832.stenografico.tit00050.sub00020.int00550
[2] https://www.camera.it/leg17/410?idSeduta=0832&tipo=stenografico#sed0832.stenografico.tit00050.sub00020.int00370
[3] https://www.camera.it/leg17/410?idSeduta=0742&tipo=stenografico#sed0742.stenografico.tit00040.sub00010.int00250
[4] https://www.camera.it/leg17/410?idSeduta=0741&tipo=stenografico#sed0741.stenografico.tit00020.sub00010.int00120
[5] E. Salza, Il sistema produttivo e il rapporto banca-impresa