Dem are back. Le elezioni USA e le prospettive globali

“Non potrei essere più orgoglioso di congratularmi con il nostro prossimo Presidente, Joe Biden, e con la nostra prossima First Lady, Jill Biden. Non potrei essere più orgoglioso di congratularmi con Kamala Harris e Doug Emhoff per le innovative elezioni di Kamala come nostro prossimo Vicepresidente”. Questa la dichiarazione di Barack Obama alla notizia della vittoria di Joe Biden.

Dopo giorni di suspence, combattute a colpi di voti e denunce di brogli, il candidato democratico ha prevalso. Per l’inizio del mandato presidenziale bisognerà tuttavia aspettare il 20 gennaio 2021 con la cerimonia di giuramento a Capitol Hill, sede del Congresso americano.

FB&Associati ha seguito in questi mesi la campagna elettorale e quindi il voto, non solo sotto il profilo dell’analisi politica curata dal Centro Studi FB Lab, ma – in collaborazione con MR&Associati, realtà specializzata in comunicazione politica – anche sotto il profilo delle dinamiche generatesi nel dibattito online.

Analisi e riflessioni discusse in un webinar, organizzato lo scorso 6 novembre, con Mattia Diletti, prof. di Scienza Politica presso l’Università “La Sapienza” di Roma, Martino Mazzonis, giornalista professionista, a lungo corrispondente dagli Stati Uniti, e Fabio Bistoncini, presidente di FB&Associati.

Analisi del voto: chi ha votato chi

Le ultime elezioni americane – primo atto di una transizione che durerà a lungo – ci forniscono in primis due spunti di riflessione:

  • Il trumpismo, contrassegnato dal suo MAGA (Make America Great Again), si è rivelato un fenomeno radicato in profondità nell’elettorato americano. Occhi puntati quindi sul Partito Repubblicano: Trump ne influenzerà politiche ed equilibri?
  • Che influenza hanno avuto i social sul voto 2020?

Uno dei primi elementi che emerge dall’analisi del voto è l’accentuata polarizzazione. Trump ha piegato in suo favore questa tendenza e proprio in questo senso l’utilizzo dei social è stato, per lui, determinante. Il Paese rimane, infatti, profondamente diviso ma c’è una differenza rispetto alle precedenti elezioni: la divisione nell’orientamento di voto tra le generazioni ed in particolare il rilevante numero di elettori over 50 che si è spostato verso i democratici.

Da sempre negli Stati Uniti il voto è anche una questione etnica e sempre più anche di genere. Il voto degli afroamericani è stato rilevante ma determinante solo in alcuni Stati, tra cui la Florida. Relativamente ai latinoamericani – circa il 18% della popolazione USA – gli orientamenti si mostrano differenti per aree geografiche di provenienza (Messico, Cuba). In Arizona, da quest’anno in mano ai democratici, latinoamericani e giovani hanno giocato un ruolo centrale. L’esame delle tendenze elettorali in Texas non mostra differenze particolarmente significative fra i due partiti, ma questo Stato si caratterizza ormai da alcuni anni per un comportamento dinamico del voto: anche qui giovani e ispanici hanno spostato l’asse, a favore di Biden. Il voto repubblicano è contrassegnato infine da una forte componente maschile mentre in quello democratico è crescente la componente femminile.

Chi ha votato chi: il voto nei territori

La tornata elettorale conferma la divaricazione politica tra le grandi città, urbanizzate, e le province. Un fenomeno non più esclusivo delle elezioni americane ma ricorrente anche in quelle in Europa. Nelle città, che rappresentano circa 1/3 dell’elettorato, i democratici stravincono mentre nelle aree rurali il vantaggio dei repubblicani è netto. Vale la pena sottolineare che quest’ultime aree sono sempre più spopolate e, di conseguenza, il relativo peso elettorale tende a diminuire. Questa peraltro è una delle ragioni per cui l’elettorato di queste aree vota repubblicano e un Presidente come Trump: costoro si sentono, infatti, abbandonati e nel forte malcontento sociale per questa situazione la proposta trumpiana ha trovato terreno fertile.

Il voto in base all’età

Il voto delle elezioni 2020 è stato anche un voto giovane. Seppur la maggioranza del voto giovane tende verso i democratici, si rileva un aumento del voto giovane anche per i repubblicani. Trump e la sua presenza sul web ha stimolato un modello di militante politico radicale, di segno simmetrico e opposto a Black Lives Matter e Sunrise Movement. Rispetto alle scorse elezioni, da questo punto di vista i risultati si dimostrano stabili nella fascia 30-50 anni mentre in quella 50-64 anni e tra gli over 65 il consenso a favore dei democratici aumenta conquistando una porzione di elettorato consistente.

Chi ha votato chi: il voto in base al reddito

Come nel voto 2016, viene sfatato il mito per cui Trump goda di uno spiccato consenso tra i bianchi di reddito basso. Tale voto non è motivato da ragioni economiche ma da altri fattori. L’economia nel trumpismo non è, quindi, il tema chiave per attrarre voti. I redditi più bassi votano democratico in nettissima maggioranza e lo stesso vale per i redditi medi, mentre i redditi alti votano a grande maggioranza repubblicano. Anche guardando gli exit poll, tra i voti guadagnati da Biden spiccano quelli dei maschi bianchi senza laurea. Al consenso perso tra afro e latinoamericani è corrisposta una migliore performance nel segmento di elettorato in cui perdeva Hillary Clinton in Wisconsin, Pennsylvania e Michigan, uscendone vincitore.

Chi ha votato chi: le strategie le tematiche

Aver puntato sul voto postale in anticipo si è rivelata una mossa particolarmente azzeccata per Biden: in alcune contee, i voti postali a favore di Biden hanno sfiorato il 90%. In termini di segmento di voto, Biden ha scelto di puntare sul “blue wall”, gli Stati che tradizionalmente dal 1992 al 2012 votano il Partito Democratico, e sulla “working people”, con esiti favorevoli. Più debole la strategia verso afro e latinos, dove il traino obamiano non ha avuto l’effetto sperato, più efficace invece la figura di Kamala Harris, di cui già si parla per una sua potenziale candidatura nel 2024, ma con un posizionamento tutto da costruire.

Trump, sotto questo profilo, ha adottato una strategia contraria: forte, univoco e trasversale il messaggio di paura e di minaccia, unito a strategie di microtargeting sulle diverse etnie. Lo stress sulla paura non ha spostato tuttavia molti voti. Ha pesato anche l’opinione negativa sulla gestione dell’emergenza coronavirus.

Voto e digitale: quando l’arena diventano i social

L’uso dei social nelle elezioni americane è oggetto di un crescente interesse da parte di addetti ai lavori e non solo.

Voto e social: uso dei profili in base ai candidati

Trump conta sette volte i follower di Biden, un patrimonio che deriva anche dal ruolo di Presidente uscente. L’esponente repubblicano ha fatto un uso efficiente dei social in sede di campagna. Il volume delle sue interazioni degli ultimi mesi è circa tre volte superiore a quelle di Biden. Il numero di contenuti al giorno di Trump è in media di 55,7 mentre quello di Biden è 19,2. L’unica piattaforma social in cui Biden risulta essere più “performante” di Trump è Twitter. I suoi tweet generano, in media, più interazioni rispetto a quelli di Trump.

Entrambi i candidati hanno cercato di investire molto sugli Stati in cui si giocava la partita decisiva. In Florida, Pennsylvania, North Carolina, Michigan, Arizona e Wisconsin, ad esempio, sono state impiegate le inserzioni “targhetizzate”, su Facebook in particolare, per raggiungere i segmenti chiave. I temi principali dei post hanno riguardato la salute e la lotta al coronavirus.

Secondo Mattia DilettiTrump alla fine della sua presidenza affronterà, probabilmente, problemi di natura legale ed economica. Potrebbe essere una short strategy – usare il capitale di consenso su altri tavoli – oppure una long strategy, cercare di mantenere (per sé o per altri membri della famiglia) una presa politica sul partito repubblicano, allo scopo di riproporre un Trump alle presidenziali del 2024 (…). In generale, quel bacino di follower social fa gola anche a chi, nel partito repubblicano, pensa già al dopo Trump. Si intuisce anche dal sostegno o dalla accettazione della controffensiva legale di Trump sul voto da parte dell’establishment del partito: quella base fa gola, per ora è un asset per tutto il partito. C’è però una questione: in questi giorni le pagine che diffondono notizie palesemente false sul risultato del voto, pro-Trump e di carattere complottistico, sono fra le più cliccate. È necessario trovare delle misure per stroncare l’uso deliberato delle fake news nei social”.

Voto e digitale: come si comportano le piattaforme

I social media, il più delle volte, vengono condannati per mancanza di trasparenza e sono considerati responsabili del dilagare incontrollato di fake news. Le piattaforme social si sono impegnate a bloccare o limitare la circolazione delle cosiddette “bufale”. Trump stesso è stato censurato più volte nei mesi della campagna elettorale, in particolare per quanto riguarda il coronavirus e le dichiarazioni sulle modalità di voto.

Scendendo nel dettaglio, Facebook ha scelto di attuare un “voting information center”, ovvero una pagina divulgativa contente tutte le informazioni sul voto e ha previsto la possibilità di sospensione dell’advertising delle pagine dei candidati per evitare voci sulla manipolazione dei voti. Anche Instagram ha adottato alcune misure per prevenire fake news e manipolazione. Twitter e YouTube non sono da meno. In particolare, il primo ha mostrato dei cinguettii informativi sul voto, mentre, il secondo, durante l’ultima settimana di elezioni, ha bloccato la visione di video contenenti l’incitazione a commettere atti violenti nei seggi elettorali o che mettessero in dubbio la veridicità del voto.

Nonostante i cambiamenti appena descritti, le fanbase di partenza dei rispettivi candidati, le campagne advertising e le community restano potenti mezzi per smuovere le coscienze degli elettori. Per stroncare il populismo dilagante negli USA, secondo Mattia Diletti, “sul medio/lungo periodo, le vie d’uscita sono due: serve che un’élite politica repubblicana nuova decida di rientrare nel campo della moderazione politica, oppure che la sua base elettorale si indebolisca (in sostanza, che l’estrema radicalizzazione dei repubblicani si mostri controproducente dal punto di vista elettorale, cosa che al momento pare lontana)”.

Focus: Alla prova del vaccino

A 48 ore dalla vittoria alle presidenziali americane da parte di Joe Biden le agenzie stampa e i media di tutto il mondo hanno battuto la notizia dell’annuncio, da parte del presidente del colosso americano Pfizer, Albert Bourla, che “il vaccino contro il Covid funziona”. “Forse non guadagneremo mai soldi [dal vaccino] – ha sottolineato Bourla, nessuno sa quanto frequentemente dovremmo vaccinarci. Se il vaccino è molto efficace e protegge a lungo non ci sarà mercato”. Il comunicato stampa di Pfizer, pubblicato il 9 novembre, ha ottenuto 82.2k interazioni (12.1k condivisioni, 19.4k commenti e 50.7k reazioni).

Un annuncio che ha tutte le caratteristiche per essere un turning point nell’affaire coronavirus. Ma le incognite sono ancora molteplici. Le dosi sono disponibili in quantità limitata, le previsioni di produzione ammontano a 50 milioni di dosi entro il 2020 e 1,3 miliardi per il 2021. Considerati questi dati, quali paesi si contenderanno il tesoro e, soprattutto, quali criteri adotteranno per distribuirlo? Se è vero che capacità e leadership saranno messe a dura prova e altrettanto vero che dal vaccino passerà la possibilità di ristabilire un quadro di vita normale.

L’annuncio ha suscitato l’attenzione di molti leader mondiali, tra le dichiarazioni votate all’entusiasmo spicca quella del premier britannico, Boris Johnson, che in occasione della conferenza stampa al Paese, ha affermato: “vaccino più vicino ma la strada è ancora lunga”. Per poi aggiungere: “posso dirvi che oggi quello squillo di trombe è più forte, ma è ancora lontano”. La dichiarazione suona come un messaggio di fiducia per aver trovato una possibile soluzione al virus (il vaccino) ma, allo stesso tempo, in sua attesa, è un avvertimento a non vanificare gli sforzi fatti fino a questo momento adottando comportamenti responsabili. Su quest’ultimo proposito ha concordato anche il Ministro della Salute italiano, Roberto Speranza, che sul suo profilo Facebook ha scritto: “le notizie sul vaccino anticovid sono incoraggianti. Ma serve ancora tanta prudenza. La ricerca scientifica è la chiave per superare l’emergenza. Nel frattempo non dobbiamo dimenticare che i comportamenti di ciascuno di noi sono indispensabili per piegare la curva”. Il premier italiano, Giuseppe Conte, in un’intervista a “La Stampa”, si è invece soffermato sulla necessità di pianificare la distribuzione. Uno degli aspetti nodali in prospettiva.

Oltreoceano Trump ha indirizzato un tweet a Joe Biden, ove si legge: “se Joe Biden fosse stato Presidente, non avreste avuto il vaccino per altri quattro anni, né @US_FDA avrebbe avuto il coraggio di autorizzarlo così rapidamente. La burocrazia avrebbe distrutto milioni di vite!”. Trump, in questo tweet, si è quindi attribuito i meriti dell’arrivo del vaccino. Interessante notare come l’annuncio del vaccino avrebbe dovuto essere un’arma nella campagna elettorale di Trump, salvo la notizia essere ufficializzata solo poche ore dopo la vittoria dello sfidante democratico. Anche Biden ha commentato la notizia del vaccino sul suo profilo Twitter: “la scorsa notte, i miei consulenti per la sanità pubblica, mi hanno informato di questa eccellente notizia. Mi congratulo con le donne e gli uomini brillanti che hanno permesso questa svolta e ci danno un motivo di speranza. Allo stesso tempo, è importante capire che alla fine della battaglia contro il Covid-19 mancano ancora molti mesi. Questa notizia segue un precedente annuncio fatto da funzionari del settore che prevedono l’approvazione del vaccino entro la fine di novembre. Anche se questo verrà raggiunto, e alcuni americani saranno vaccinati entro fine anno, seguiranno molti mesi prima che tutti gli americani siano vaccinati. La notizia di oggi non cambia l’urgenza della situazione. Gli americani dovranno fare affidamento su mascherine, distanziamento, tracciamento dei contatti, lavaggio delle mani e altre misure per salvaguardarsi fino alla fine del prossimo anno. La notizia di oggi è ottima, ma non cambia la situazione”.

Il tema vaccino anticovid si impone con forza nel dibattito e ne influenza fortemente le dinamiche. Un banco di prova rilevante per le leadership di tutto il globo.