1) Anche in Italia, in tempi recenti, la questione ambientale si è imposta all’attenzione, non soltanto dell’opinione pubblica, ma anche di media, imprese e istituzioni. Tale centralità è stata indubbiamente acquisita anche in ragione dei movimenti di opinione sul climate change e delle mobilitazioni a esso collegate. Ad un’elevata sensibilità verso questi temi da parte degli italiani, i giovani in particolare, non corrisponde tuttavia un’offerta politica adeguata. In questa luce sembra potersi comprendere il tentativo trasversale agli schieramenti di intercettare questa domanda politica inevasa. Quali sono le caratteristiche salienti dell’ecologismo politico in Italia? Su quali basi programmatiche può compiersi il “salto” verso un soggetto verde?
In Italia l’ecologismo è stato spesso in trincea, nel senso che ha dovuto affrontare fenomeni di aggressione all’ambiente come l’abusivismo edilizio che in altri paesi non esistono, ed è stato tradizionalmente sovrapposto alla sinistra. Oggi l’ecologia è una sensibilità sempre più diffusa nella società, uno spazio che chiede di essere rappresentato in maniera nuova. C’è una domanda di rappresentanza, insomma, che va oltre l’ambientalismo classico ed è diventata una cultura trasversale: giovani, universitari, mondo della formazione, piccole medie imprese, green economy. Questo mondo ha bisogno di nuovi riferimenti ecologisti in politica e fino a quando non ci sarà una forza indipendente, l’ambiente non avrà la centralità che merita ma sarà ‘subordinato’ ad altre priorità.
Noi di FacciamoECO vogliamo essere un ponte tra la società, il mondo delle imprese e le istituzioni, la nostra bussola è la conversione ecologica dell’economia per affrontare insieme le crisi climatica, economica e sociale. Vorremmo essere uno stimolo per ragionare a 360 gradi, e quindi per parlare di ambiente, nuovo modello industriale e sviluppo sostenibile, di innovazione e inclusione sociale, di formazione e ricerca, di diritti e lotta alle disuguaglianze, di cura delle persone e futuro delle città. È proprio a livello locale, infatti, che in concreto si possono proporre progetti in grado di riqualificare centri urbani e territori, di offrire servizi che soddisfino le esigenze dei cittadini, di creare buona economia e di migliorare sia la qualità ambientale che la qualità della vita. Ecco, noi vogliamo pensare a tutto questo con un approccio olistico, mettendo l’ambiente al centro come tema trasversale che attraversa tutti gli altri.
2) La transizione verde rappresenta uno dei capisaldi attorno ai quali si struttura il PNRR: un euro su tre che arrivano dall’Europa dovranno essere spesi in progetti sulla transizione ecologica. Per farlo si ritiene indispensabile rendere più fluidi i molti “colli di bottiglia” che ostacolano lo sviluppo del Paese. Ne è consapevole il Ministro Cingolani che, in una recente intervista, ha parlato di un nuovo approccio, che faccia dell’ambiente un volano di crescita e che superi la stagione in cui difendere l’ambiente significava mantenere lo status quo. Come si coniugano, concretamente, ambiente e sviluppo, ecologia ed economia? Quali opportunità offre in questo senso il PNRR? Quali i risvolti di policy?
Ecologia ed economia possono coniugarsi in modo molto concreto. Se ne sono rese conto quasi 500 mila imprese italiane che, come ci dice la Fondazione Symbola, hanno investito in sostenibilità. Senza avere alcuna politica che le sostenesse in questa direzione. E lo hanno fatto perché l’innovazione sostenibile e l’efficienza le hanno rese più competitive. Sono proprio le aziende che hanno già intrapreso la strada della sostenibilità quelle che hanno resistito meglio anche nella crisi della pandemia. Ora la sfida è generale. Deve cambiare il modello di riferimento per tutti. Bisogna passare da un modello lineare a uno circolare, che non compromette il futuro. Già oggi ci sono innovazioni ambientali made in Italy che hanno cambiato modi di produrre. È italiano, ad esempio, il brevetto per produrre bottiglie in Pet 100% riciclato, idem dicasi per la tecnologia che utilizza le bucce delle arance scartate dall’industria del succo di arancia per realizzare un tessuto pregiato utilizzato anche nell’alta moda. La transizione ecologica è anche la direzione che ci indica l’Europa con il Green deal e con il programma Next generation Eu. E il Recovery ci mette a disposizione risorse importanti, investimenti così ingenti che l’ambiente non ha mai visto, per accelerare su questa strada. Il Pnrr presentato dal governo indica i titoli giusti, ma non si vede un disegno chiaro ed è sbilanciato su alcuni fattori che a mio avviso non sono le priorità. Ad esempio, sul fronte energetico investe più sull’idrogeno che sulle rinnovabili. Eppure, proprio le fonti pulite saranno indispensabili per la transizione energetica e la decarbonizzazione di tutta l’economia. Serve più coraggio e coerenza, e serve anche superare iter burocratici complessi e lunghi. Ovviamente rafforzando al contempo anche il sistema dei controlli ambientali.
3) L’Europa sembra essere al centro di una svolta green. Da un lato, lo dimostra l’impegno delle istituzioni europee in tal senso: si pensi al PNRR, al Green Deal, all’integrazione degli obiettivi climatici negli accordi di commercio internazionale. Dall’altro, si assiste all’ascesa dei partiti Verdi nel centro e nel nord Europa. L’espressione più avanzata dell’ecologismo politico europeo sono indubbiamente i verdi tedeschi. Forti del 21% dei voti che i sondaggi accreditano loro in vista delle elezioni federali del prossimo settembre, i Grünen si candidano a sostituire la SPD nel prossimo governo di coalizione con la CDU. Cosa insegna l’esperienza tedesca?
I Grünen hanno saputo coniugare radicalità, coerenza e pragmatismo, con proposte concrete e realizzabili che vanno alla radice dei problemi. Non hanno mai fatto dell’ambiente una questione ideologica o esclusiva, ma lo hanno sempre declinato anche in termini di nuova economia, educazione, diritti e giustizia sociale.
Il paper sull’ecologismo politico, realizzato da FBLab:
Ecologista, vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici di Montecitorio, deputata della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza. Eletta alla Camera nel 2018 nelle liste di LeU, passa al Gruppo Misto componente FacciamoECO nel 2021.
Arrivata in Legambiente nel 1996 come volontaria, ne è stata direttrice generale e poi presidente nazionale dal 2015 al 2017. Sociologa, esperta nei temi della sostenibilità ambientale nell’ambito turistico e di organizzazione dei servizi territoriali, ha contribuito a numerose pubblicazioni associative.
Fa parte dell’ufficio di presidenza di Green Italia e del Forum Diseguaglianze e Diversità, è tra i garanti della missione umanitaria collettiva Mediterranea e tra le promotrici de Le Contemporanee: start-up sociale e digitale per la parità di genere.