In Italia le parole lobby, lobbysta, lobbying scontano un pregiudizio storico e spesso evocano nella mente dei più attività considerate borderline, all’incrocio tra politica , economia e ambienti poco o per nulla trasparenti.
Anche se l’attività di advocacy è uscita dall’ombra, ci sono sempre più corsi universitari e master e le società specializzate crescono, i tentativi di fissare le regole del gioco, come i registri di Camera e Mise, sono monchi e producono storture. E la politica ha paura a dialogare apertamente, con il risultato che i processi decisionali restano poco trasparenti.
Nell’articolo “Lobbying, orgoglio e pregiudizio” di Massimo Gaia apparso sul Mag di legalcommunity.it dell’8 luglio anche il contributo di Fabio Bistoncini, fondatore e AD di FB&Associati, in merito alla regolamentazione della professione di lobbista e alla sua evoluzione.