L’occupazione ai tempi del Covid: il boom della vendita diretta

Tra le conseguenze dell’emergenza Covid-19 vi è stato senz’altro l’innesco di forti trasformazioni in quei processi lavorativi che erano tradizionalmente legati al contatto umano e alla socialità. Uno di questi è il settore della vendita diretta, ambito comunemente considerato “old fashioned” ma che invece si è spesso dimostrato essere particolarmente anticiclico e resiliente. Già nel 2019 in Europa il settore aveva registrato un aumento del fatturato, attestandosi attorno ai 34 miliardi di euro e dando lavoro a oltre 15 milioni di incaricati alle vendite, di cui l’84% è composto da donne. Nel nostro Paese, quarto in Europa per volume di affari, la vendita diretta aveva visto un aumento di circa 21.000 incaricati rispetto al 2018, arrivando a “cubare” circa 565.000 addetti. Il trend si è mantenuto incredibilmente solido anche nei primi nove mesi del 2020, con un incremento del fatturato delle aziende associate ad Avedisco – la prima Associazione in Italia che rappresenta le più importanti realtà industriali e commerciali che utilizzano la vendita diretta a domicilio per la distribuzione dei loro prodotti e servizi – del +6.7%, pari a 30 milioni, con un’occupazione in forte crescita. In tempo di Covid sono cresciuti infatti di circa 44.000 unità (+18,2%) gli incaricati di vendita che hanno fatto di autonomia, flessibilità e autorealizzazione, i valori della propria crescita professionale.

Il dato diventa più comprensibile se andiamo ad analizzare alcuni fattori che caratterizzano questo segmento importante del mondo del lavoro. Il primo sta senz’altro nello spirito auto-imprenditoriale che anima gli incaricati alla vendita. E’ il sistema motivazionale della persona che intraprende con coraggio una libera iniziativa economica ad essere l’ingrediente segreto dello sviluppo economico, come segnalato dall’Amway Global Entrepreneurship Report (AGER), survey globale sulla propensione all’imprenditorialità curata dalla Prof.ssa Ana M. Romero-Martinez dell’Università Complutense di Madrid e somministrata a 24.000 persone in 25 paesi del mondo attraverso IPSOS Global Omnibus. La IX edizione della ricerca, sponsorizzata da una delle aziende leader del settore, è stata presentata il 16 novembre scorso in un webinar curato da FB&Associati alla presenza del Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali Francesca Puglisi, del Vice Presidente della Commissione Lavoro della Camera Renata Polverini, dell’On. Chiara Gribaudo, di Marco Bentivogli, di Monica Milone (General Manager Amway Italia) e di Giuliano Sciortino, Segretario generale di Avedisco. A questo link è possibile accedere alla registrazione dell’evento.

Il secondo elemento degno di nota, probabilmente legato al primo, sta nel fatto che la vendita diretta ha saputo adattare con estrema rapidità il proprio modello di business al contesto della pandemia, bilanciando la consolidata capacità di stringere relazioni e rapporti umani con l’utilizzo delle nuove tecnologie: il social selling, lo smart-working, le consulenze video personalizzate, la consegna a domicilio, il servizio post-vendita tempestivo. Una set di skills e strumenti che hanno permesso agli incaricati di vendita di non perdere nemmeno un giorno e anzi vedere aumentato il risultato complessivo della propria industry.

Si deve inoltre sottolineare che la vendita diretta è anche un settore che negli anni ha offerto un contributo sostanziale a favore dell’occupazione femminile insistendo sui concetti di flessibilità, autonomia e meritocrazia. In Italia, ad esempio, la percentuale femminile tra gli incaricati alla vendita è del 64,3%, per un valore assoluto di oltre 173 mila unità (dati Avedisco): donne che hanno trovato in questa professione l’opportunità di rendersi autonome ed indipendenti, riuscendo a bilanciare il tempo dedicato al lavoro e quello riservato alla sfera privata.

La trasformazione resiliente della vendita diretta è probabilmente indicativa delle potenzialità evolutive di tutto il mondo del lavoro. La stessa ricerca AGER 2020 mostra come tra prima e dopo la prima ondata Covid-19 sia significativamente cresciuto l’interesse delle persone verso l’ambito del digitale, registrando un aumento dell’attrattività delle opportunità offerte dall’e-commerce(+6%) e dal social selling (+1%). Si attesta inoltre al 30% la percentuale di coloro che ritengono che i social media siano il canale migliore per promuovere un business, anche se il 31% non ritiene di avere le skills per muoversi in quell’ambito. Indicazioni importanti per le politiche pubbliche e private di formazione e orientamento, oltre che per i policy-maker che devono confrontarsi con la sfida della regolamentazione di un mondo del lavoro in rapidissima trasformazione.