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Introduzione
Lo scorso 6 luglio la Commissione europea ha presentato l’edizione 2023 dello Strategic Foresight Report, una relazione a cadenza annuale con cui la Commissione punta a integrare le previsioni degli avvenimenti futuri nell’elaborazione delle politiche dell’Unione europea. Il report di quest’anno, giunto alla sua quarta edizione, è incentrato su “Sostenibilità e benessere della persona al centro dell’autonomia strategica aperta dell’Europa”.
Il Report passa innanzitutto in rassegna le sfide che attendono nell’immediato futuro l’Unione europea e che in alcuni casi assumono addirittura una dimensione globale, come ad esempio l’evoluzione degli assetti geopolitici e il modo in cui può plasmare l’opinione pubblica e l’azione dei Governi, mettendo alla prova la cooperazione internazionale sulle grandi questioni globali, come i cambiamenti climatici o la transizione energetica. Sul versante economico invece, si sottolinea l’esigenza di un nuovo modello, che possa essere incentrato sul benessere della persona e sul concetto di sostenibilità, le cui tre componenti (economica, sociale e ambientale) risultano sempre più inscindibili. Al contempo, per promuovere questo passaggio è necessaria la diffusione di competenze adeguate a supportare la duplice transizione verde e digitale, poiché per sostenere la competitività europea saranno necessari lavoratori trasversalmente preparati: la domanda di personale dotato di tali competenze è in aumento e al momento l’85% delle imprese dell’UE ne è sprovvisto. Infine, il Report ricorda come alla base di un tale approccio, per tutti i fattori presi in considerazione, l’aspetto finanziario non debba essere trascurato, poiché rappresenta probabilmente la più complessa delle sfide che attendono l’Unione europea. La transizione alla sostenibilità implica infatti investimenti di portata inedita, per i quali sarà indispensabile poter contare su risorse adeguate provenienti sia dal settore pubblico che da quello privato.
Dal momento che le sfide individuate avranno un impatto diretto sugli aspetti sociali ed economici della sostenibilità, mettendo in discussione la fattibilità e l’attuabilità delle transizioni, la Commissione europea individua nel suo report anche dieci azioni da portare avanti per mitigare i rischi ed enfatizzare le opportunità.
1. Garantire un nuovo contratto sociale europeo adatto a un futuro sostenibile.
Come primo punto, il report sottolinea il fatto che l’UE dovrebbe continuare a incoraggiare gli Stati membri a sviluppare servizi sociali inclusivi e di alta qualità, anche attraverso nuove politiche di welfare. Tra queste misure rientrano il sostegno alla partecipazione e all’inclusione nel mercato del lavoro, l’ulteriore adattamento delle tutele a forme di lavoro non standard e ai nuovi rischi legati al clima, la garanzia di un livello adeguato di protezione sociale e un approccio di inclusione attiva nel mercato del lavoro. Sarà inoltre fondamentale tenere conto delle novità che caratterizzano la nuova società europea, come l’invecchiamento demografico o un’interazione sempre più stretta con i flussi migratori, per poter modellare in maniera adeguata le misure di welfare. Quello che la Commissione definisce “un nuovo contratto sociale” dovrebbe quindi focalizzarsi su una transizione giusta e inclusiva, sostenere la coesione regionale e utilizzare come principi guida l’equità intergenerazionale e la convergenza sociale verso standard più alti.
2. Sfruttare il mercato unico per favorire un’economia resiliente a zero emissioni
Il secondo campo d’intervento concerne il Mercato Unico, strumento tramite cui L’UE può essere in grado di conseguire un’autonomia strategica aperta e la conseguente sicurezza economica. La Commissione ritiene in particolar modo fondamentale sviluppare ulteriormente gli strumenti per valutare le dipendenze future nei settori strategici (ad esempio, salute, cibo, tecnologie digitali, energia, spazio, acqua) e, allo stesso tempo, sfruttare al meglio gli strumenti di difesa commerciale, come il regolamento sui sussidi esteri o gli accordi di partenariato con i paesi terzi. Parallelamente alla tutela sarà necessario anche progettare l’espansione del Mercato Unico, al fine di salvaguardare il futuro potere economico dell’UE. La strada indicata dal Report è quella di rimuovere le barriere all’interno degli ecosistemi che possono fornire il maggior contributo alle transizioni, comprendendo anche delle regole di concorrenza solide e adatte allo scopo.
Sarà importante anche incentivare modelli di business sostenibili e garantire un sostegno sufficiente per il rapido sviluppo e la diffusione di tecnologie a zero emissioni. Per fare ciò è chiaramente propedeutica una rapida produzione di componenti essenziali per la transizione energetica, come le materie prime o le attrezzature per la tecnologia net zero.
3. Intensificare le interconnessioni tra le politiche interne ed estere dell’UE, rafforzando il ruolo dell’UE sulla scena globale.
Nello scenario geopolitico corrente la strategia Global Gateway (un progetto UE per favorire nuove infrastrutture nei paesi in via di sviluppo) deve essere la base per la realizzazione di progetti strategici, ad esempio con i Paesi che devono affrontare le sfide della transizione energetica o della sicurezza idrica, favorendo l’attrazione degli investimenti e la creazione posti di lavoro per le nuove generazioni.
Sarà necessario intensificare le interconnessioni tra le politiche interne ed estere dell’UE, rafforzando il ruolo dell’UE sulla scena globale. Sulla base dell’attuale modello di accordi di libero scambio, si potrebbero studiare nuovi tipi di accordi di partenariato, più flessibili e mirati, con i Paesi del vicinato europeo, l’Africa, l’Asia o l’America Latina, sempre in sinergia con il Global Gateway. Oltre a favorire la transizione in paesi terzi, l’UE dovrebbe altresì assumere la guida dell’azione per preservare i beni comuni a livello globale (biodiversità, suolo, acqua dolce, oceani, ecc.), anche mediante il finanziamento o la cooperazione in materia di tecnologia e innovazione. Da questo punto di vista la Commissione sottolinea l’importanza di tutelare le politiche climatiche, ambientali ed energetiche europee, prendendo in considerazione le prospettive dei partner commerciali e l’impatto della legislazione dell’UE su di essi. Infine, si sottolinea come il rafforzamento del Piano d’azione per i giovani nell’azione esterna dell’UE potrebbe contribuire a costruire il sostegno delle giovani generazioni al di fuori dell’UE.
4. Sostenere i processi di produzione e consumo verso la sostenibilità
In relazione alle catene di produzione, sono considerate necessarie riforme e investimenti che puntino a decarbonizzare e disinquinare l’economia, (in particolare i processi industriali e le attività dei settori ad alta intensità energetica), ridurre l’impatto sulla biodiversità e minimizzare l’impronta ecologica dei consumi. Sono fondamentali anche la riduzione della burocrazia, l’accelerazione delle procedure amministrative e di autorizzazione e l’aumento dell’accessibilità e della qualità del sostegno locale.
Sarà inoltre fondamentale intervenire anche mediante un aggiustamento dei prezzi (ad esempio, attraverso la tariffazione del carbonio, le tasse verdi, l’eliminazione o la riforma dei sussidi dannosi per l’ambiente, il rafforzamento degli incentivi positivi per l’ambiente) e la salvaguardia dell’accessibilità e della disponibilità di prodotti e servizi sostenibili. Per cambiare le strategie e i modelli di business delle aziende, l’UE dovrebbe continuare a progettare politiche e regolamenti per affrontare ulteriormente l’obsolescenza programmata, la riparazione nel contesto post-vendita e una progettazione che favorisca la circolarità dei prodotti. Sulla base di analisi appropriate, le misure potrebbero anche includere il divieto di pubblicizzare le pratiche o i servizi più dannosi per l’ambiente.
Infine, sempre per quanto riguarda ruolo dei giovani, l’educazione e la sensibilizzazione su scelte e stili di vita sostenibili e salutari dovrebbero essere rafforzate in tutte le fasce d’età.
5. Passare a un ”Europa degli investimenti” aumentando i flussi finanziari privati a sostegno degli investimenti strategici per le transizioni.
Sotto il profilo della cosiddetta “Europa degli investimenti” il Report suggerisce un duplice orientamento.
Il primo riguarda il rafforzamento del ruolo del settore pubblico, ad esempio attraverso la valorizzazione di strumenti di finanza sostenibile, come le obbligazioni verdi europee, per finanziare le politiche di transizione ecologica.
In secondo luogo, sarà necessaria anche la creazione di un quadro agile, rapido e reattivo per stimolare gli investimenti privati e garantire un ambiente imprenditoriale positivo, al fine di attrarre investimenti che stimolino l’economia circolare e a zero emissioni.
Affinchè si realizzi un trait d’union tra queste due strade, sarà necessario che i finanziamenti pubblici siano utilizzati come catalizzatori per gli investimenti privati, soprattutto per quei progetti di sostenibilità più rischiosi e innovativi nei quale per un’impresa può essere difficile intervenire da apripista; i settori a cui fa riferimento il Report sono ad esempio i campi relativi alle materie prime strategiche, la tecnologia verde o le biotecnologie, soprattutto in progetti all’avanguardia. Molto importante sarà il ruolo che dovrà ricoprire la Banca europea per gli investimenti per favorire gli investimenti privati anche nei settori al momento meno attrattivi.
Per permettere ciò sarà importante proseguire gli sforzi per facilitare l’accesso alle fonti di finanziamento dell’UE per le start-up e le piccole e medie imprese europee, nonché valorizzare altri strumenti che possono contribuire ad aumentare i flussi finanziari privati come incentivi fiscali, appalti pubblici verdi, incentivi ai fornitori per l’adozione di soluzioni sostenibili o appalti pre-commerciali.
Infine, si suggerisce come una più stretta collaborazione tra il settore pubblico e quello privato potrebbe essere ottenuta anche aumentando le strategie di finanza mista, e con uno sforzo maggiore per incorporare i rischi legati al clima nella valutazione della stabilità finanziaria.
6. Rendere i bilanci pubblici adatti alla sostenibilità
Le politiche fiscali e la tassazione devono essere adattate alle transizioni ecologica e digitale, destinando ulteriori investimenti ai progetti che si muovono in questa direzione. L’attuazione della riforma dell’OCSE sulla tassazione internazionale è il primo passo da compiere, limitando la corsa al ribasso delle aliquote d’imposta sulle società e garantendo che le imprese multinazionali paghino una quota equa di tasse ovunque operino. L’UE dovrebbe continuare a perseguire strategie globali di lotta all’evasione fiscale che favoriscano ulteriormente l’equità dei sistemi fiscali, valutando di ridurre invece l’onere sul lavoro spostandolo su altre basi imponibili meno dannose per la crescita, anche per attenuare le disuguaglianze all’interno di un contesto sociale caratterizzato dall’invecchiamento della popolazione e da nuove forme di lavoro. La politica fiscale dovrebbe continuare a essere incentrata sulla protezione delle famiglie e delle imprese vulnerabili, pur rimanendo accessibile e mantenendo gli incentivi per un comportamento sostenibile. Infine, dato l’impatto disomogeneo delle sfide fiscali nonché la necessità di rilanciare gli investimenti strategici e di garantire un finanziamento adeguato per i beni comuni dell’UE, è necessario esplorare ulteriori possibilità di azione comune.
7. Spostare gli indicatori politici ed economici verso un benessere ancor più sostenibile e inclusivo
I fattori ambientali e sociali, secondo la Commissione europea, dovrebbero essere presi altamente in considerazione nelle decisioni degli attori pubblici e privati, ma possono essere ulteriormente integrati, ad esempio, in merito alla metodologia di calcolo del PIL (su cui si tornerà in un paragrafo successivo). Così facendo si potrà integrare in maniera più immediata la transizione ecologica a una crescita economica.
Al contempo dovrà ancora essere promosso l’uso della contabilità economico-ambientale esistente per informare la definizione delle politiche in vari settori, in particolare promuovendo l’integrazione delle statistiche economiche e ambientali esistenti per affrontare meglio le disuguaglianze sociali nella distribuzione dei redditi.
8. Garantire che tutti possano contribuire con successo alla transizione verso la sostenibilità
Per colmare i divari in termini di disuguaglianza, occorre incoraggiare gli investimenti in un’istruzione preliminare di alta qualità che non si occupi solo di sviluppare le conoscenze tecniche, ma che presti anche attenzione alle competenze in materie, digitali, civiche, di resilienza, imprenditoriali o legate alla sostenibilità. Incoraggiare l’apprendimento permanente, ad esempio attraverso una maggiore formazione sul posto di lavoro o con modi innovativi di insegnamento, aumenterebbe la flessibilità dei percorsi di istruzione.
A ciò deve corrispondere l’adattamento dei luoghi e delle condizioni di lavoro ai nuovi tipi di impiego, alle aspettative generazionali e alle esigenze dei lavoratori. La cooperazione tra attori pubblici, privati e della società civile, mediante meccanismi consolidati (ad esempio, i Patti o le Accademie delle competenze), dovrebbe essere rafforzata. Le tecnologie digitali possono essere utilizzate per arricchire e adattare l’istruzione e la formazione e aumentare le possibilità di apprendimento per tutti. Per gestire i cambiamenti demografici, l’UE ha bisogno di strumenti solidi per la previsione delle competenze e del fabbisogno di forza lavoro nei settori strategici.
9. Rafforzare la democrazia e aumentare il ruolo attivo dei cittadini
Una maggiore apertura del processo decisionale e la capacità di coinvolgere e comunicare meglio con i cittadini sono fondamentali per ridurre la distanza tra i policy-maker e i cittadini che usufruiscono di queste politiche. Al contempo, per contrastare la disinformazione e l’interferenza straniera, sono importanti strumenti più efficaci e la loro corretta applicazione. Ad esempio, per la Commissione europea è fondamentale responsabilizzare le piattaforme dei social media e sostenere i media indipendenti, così come ottimizzare l’impatto della digitalizzazione sulla democrazia, affrontando al contempo i possibili aspetti negativi (sicurezza informatica delle elezioni, proliferazione di espressioni di odio e radicalizzazione). Infine, saranno essenziali servizi pubblici aperti, efficienti, interoperabili e responsabili per i quali è propedeutico il rafforzamento delle istituzioni locali e di altri attori, come le parti sociali e le organizzazioni della società civile: tutti questi attori devono essere dotati delle competenze necessarie e le risorse finanziarie e tecnologiche per contribuire e cogliere le opportunità delle due transizioni.
10. Integrare la protezione civile con la “prevenzione civile”
In generale, riprendendo la ratio che sta dietro allo Strategic Foresightr Report, l’UE deve essere in grado di prevenire i potenziali eventi dannosi e prepararsi al loro impatto, facendo tesoro delle recenti esperienze segnate dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina.
Il continuo sviluppo di capacità strategiche, di previsione e monitoraggio, compresi i sistemi di allarme rapido, faciliterà la traduzione di informazioni in risposte sempre più tempestive. Le banche dati, i digital twins (copie digitali di realtà fisiche usate ad esempio per lo sviluppo di nuovi prototipi) e le nuove modalità di interazione saranno fondamentali per comprendere e valorizzare al meglio grandi quantità di informazioni complesse. La capacità dell’UE di reagire in modo rapido ed efficiente alle crisi dovrebbe essere costantemente rafforzata. Ad esempio, lo strumento di emergenza per il Mercato Unico garantirà la libera circolazione di beni, servizi e persone, con maggiore trasparenza e coordinamento in tempi di crisi. Per affrontare la resilienza delle entità critiche, sarà fondamentale l’attuazione delle direttive UE (su tutte la direttiva (EU) 2022/2557 sulla resilienza delle entità critiche) e delle raccomandazioni del Consiglio relative alla resilienza.
Il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze dovrebbe essere ulteriormente sviluppato per diventare un nodo centrale che collega tutti gli attori dell’UE che si occupano di gestione delle crisi (ad esempio l’Autorità dell’UE per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, HERA) e rafforzare la preparazione operativa per le future situazioni di emergenza. I vari strumenti esistenti, fondamentali per la resilienza in settori quali la protezione civile, la migrazione, la salute, l’alimentazione o l’acqua, dovrebbero essere potenziati e resi più adatti alla cooperazione. Oltre alle azioni di resilienza, l’UE dovrà anche rafforzare le modalità di prevenzione, ad esempio con lo sviluppo di nuovi collegamenti intersettoriali con le Autorità nazionali competenti a tutti i livelli, nonché con il settore privato, compresi i gestori del rischio e gli assicuratori.
Infine, si dovrebbero esplorare le modalità per aumentare ulteriormente la disponibilità di finanziamenti contro il rischio di catastrofi.
Un nuovo PIL misurato in maniera equa e sostenibile
Le riflessioni sui limiti di attendibilità dei criteri di misurazione del PIL non sono una novità e sono iniziate già negli anni Settanta. Nel Report la Commissione propone di rivisitare questa metodologia di calcolo, resa ormai obsoleta dalle sfide ambientali e sociali del nostro tempo, come certificato da avvenimenti quali il cambiamento climatico e la pandemia. A tal proposito si suggerisce l’utilizzo di metriche complementari che consentano di monitorare la transizione verso la sostenibilità.
Facendo seguito alle precedenti relazioni di previsione strategica, che già prendevano in considerazione la proposta, la Commissione ha avviato un lavoro interno sullo sviluppo di indicatori di benessere sostenibile e inclusivo per l’UE, da utilizzare a complemento del PIL.
Un’opzione consiste nell’assegnare valori monetari a fattori di benessere rilevanti e utilizzarli per “aggiustare” il PIL, come la qualità e l’aspettativa di vita, il lavoro domestico e di cura non retribuito, le disuguaglianze, i costi dei danni ambientali o l’esaurimento delle risorse naturali. Un progetto pilota della Commissione ha preso in considerazione il PIL (pro capite) con una serie di correttivi legati alla salute e all’aspettativa di vita della popolazione di UE, USA, Cina e India nel 2000, 2020 e 2040 e secondo i risultati sarebbe proprio l’UE ad avere le migliori prospettive di crescita con questo nuovo conteggio.
L’aggiustamento per la disuguaglianza può essere ottenuto “scontando” il reddito medio (PIL pro capite) in base al livello di disuguaglianza del reddito. I danni ambientali possono essere incorporati sottraendo il loro danno economico stimato. Ciò è coerente con l’impegno globale, sancito dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, di progettare misure di progresso sullo sviluppo sostenibile che integrino il PIL.
Conclusioni
In uno scenario in continua evoluzione e in cui il tempo per adattarsi ai cambiamenti è sempre più ristretto, la capacità di saper prevedere rischi e opportunità è sempre più basilare per gli attori della scena internazionale. Pertanto, il Report della Commissione non è da intendersi come un progetto estemporaneo, ma rappresenta, invece, un passaggio all’interno di un percorso in continuo aggiornamento, così come le relazioni precedenti e quelle che verranno presentate in futuro.
Lo Strategic Foresight Report 2023 è stato presentato agli Stati membri in occasione del Consiglio Affari Generali del 10 luglio. Insieme al lavoro condotto sulla previsione strategica dalla Presidenza spagnola, il Report della Commissione europea dovrebbe anche ispirare la discussione dei leader al Consiglio europeo informale di Granada in programma ad ottobre.
A novembre, invece, la Commissione europea organizzerà con il Parlamento europeo l’annuale conferenza del Sistema europeo di strategia e analisi politica (ESPAS) che prenderà in considerazione anche gli aspetti presenti nel Report. Una prima analisi ex post del Report 2023, sempre nella prospettiva di una visione continua, sarà anche il primo tassello per l’elaborazione del documento del 2024.