Parte prima
Sei eventi chiave che hanno catturato l’attenzione italiana online
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A poco meno di sei settimane dal voto, negli Stati Uniti la campagna per eleggere il prossimo leader del mondo libero è già ampiamente entrata nel vivo. Come accade in ogni tornata elettorale presidenziale, il dibattito pubblico mondiale si concentra (e si polarizza) sulla sfida tra Democratici e Repubblicani. Vale anche per l’Italia, dove la sfida elettorale oltreoceano viene molto seguita da giornalisti, addetti ai lavori e cittadini interessati. E se saranno i risvolti nelle relazioni internazionali ed economiche dopo il voto ad avere l’impatto più significativo per il nostro Paese – dal rapporto della nuova Presidenza con l’esecutivo italiano e dell’Unione Europea, fino alle scelte industriali ed energetiche – è altrettanto vero che sono i momenti chiave delle campagne elettorali a essere più seguiti, commentati e ricordati nel tempo.
Ecco, quindi, che attraverso le fluttuazioni nell’attenzione dell’opinione pubblica italiana sull’argomento possiamo tracciare un quadro degli ultimi mesi di avvicinamento alle elezioni americane. Quali sono stati gli avvenimenti più importanti? E quanto l’attenzione pubblica si è concentrata su momenti specifici? Lo valutiamo analizzando l’andamento delle menzioni online riguardanti le elezioni americane in Italia nel 2024 – in altre parole, quante volte sono state citate tra articoli, post e altri contenuti sul web. Considerando le innumerevoli sfaccettature del tema, per farlo abbiamo individuato alcune parole chiave: quelle più generaliste relative alle “elezioni americane” (e sinonimi) da un lato, e Donald Trump, Joe Biden e Kamala Harris, i tre protagonisti della sfida dall’altro.
Il primo dato che emerge è quello complessivo: tra il 1° gennaio e il 24 settembre 2024 le parole chiave hanno ricevuto un totale di 2.6 milioni di menzioni, collezionando quasi 12.5 milioni di interazioni (tra like, commenti, reazioni e condivisioni) sul suolo italiano. Un numero significativo, ma che evidentemente sottostima la reale portata di discussione attorno alle elezioni limitandosi a considerare solo i contenuti digitali che includono le keyword selezionate e derivazioni. La ratio che supporta questa analisi, tuttavia, è il ricorso a parole chiave precise e neutre, che analizzino l’andamento della salienza dell’argomento in rete giorno per giorno, più che la portata complessiva.
Dal grafico si può notare proprio questa evoluzione: a essere immediatamente visibile è la differenza nei volumi di menzioni tra la prima e la seconda parte dell’anno, con il primo picco che supera oltre le 20mila citazioni che compare solo il 31 maggio. Fino a giugno, quindi, si nota una tendenza generalmente costante, senza punti di grande crescita nelle menzioni delle parole chiave. Al contrario, il trend risulta tendere verso il basso: se tra gennaio e metà marzo notiamo un andamento senza picchi ma con una media giornaliera intorno alle 10mila menzioni, nei successivi mesi i risultati appaiono appiattiti. Tra aprile e maggio l’opinione pubblica italiana sembra essersi disinteressata ulteriormente alle elezioni americane, forse in relazione a una campagna che fino a quel momento aveva regalato pochi elementi spettacolari. È una tendenza che evidenziamo in Italia, ma che conferma le attitudini che venivano descritte negli Stati Uniti proprio in quel periodo, quando diverse testate raccontavano il ciclo elettorale del 2024 come ”noioso”.
Questo andamento è ampiamente visibile anche guardando all’andamento delle menzioni settimanali, invece che giornaliere: possiamo notare la stabile vitalità dei primissimi mesi del 2024, la discesa verso una – quasi – indifferenza che da metà marzo si protrae fino a fine maggio, e poi l’improvviso ritorno sopra le 50mila menzioni settimanali, l’exploit tra luglio e agosto verso le 250mila menzioni, e altri due picchi a seguire. I grafici ci raccontano una campagna elettorale che dall’estate in poi è stata caratterizzata da sei eventi che hanno canalizzato l’attenzione delle persone più di tutto il resto. Quali sono? Ripercorriamoli attraverso i dati.
LA CONDANNA DI DONALD TRUMP
Dopo l’apatia primaverile, l’opinione pubblica del nostro Paese torna a discutere del tema statunitense il 31 maggio, quando l’ex Presidente e candidato alla Casa Bianca Donald Trump viene condannato nell’ambito del processo relativo ai pagamenti all’attrice di film a luci rosse Stormy Daniels. La giuria popolare lo dichiara colpevole per tutti i 34 capi d’accusa, consegnandolo alla storia come il primo ex Presidente della storia americana a essere condannato in un processo penale. Nel frattempo, Trump si dichiara innocente, accusando i suoi oppositori di una persecuzione politica per estrometterlo dalla corsa presidenziale. È il primo colpo di scena dopo i mesi di relativa quiete, e il momento in cui anche in Italia si risveglia il dibattito sui social e sui giornali (27.9mila menzioni e 154.6mila interazioni). Se negli Stati Uniti, come sappiamo, il livello di polarizzazione politica è molto alto, anche nel nostro Paese si nota una tendenza a contrapporsi in due schieramenti quando si discute di politica americana. Ecco, quindi, che la condanna diventa il terreno perfetto per una divisione binaria che ricalca l’epoca berlusconiana: nell’opinione pubblica alcuni percepiscono Trump come un “criminale” da alcuni, altri come un “perseguitato”.
IL DIBATTITO TRA TRUMP E BIDEN
Nelle settimane successive alla condanna – come si evince dal grafico – il dibattito torna a mostrare più vivacità, ma è durante il 28 giugno che si registra il nuovo picco più alto (27.9mila menzioni e 154.6mila interazioni). Il dibattito tra Donald Trump e Joe Biden sembra già essere passato alla storia come uno dei più importanti di sempre – non tanto per i contenuti espressi, ma per le reazioni. La performance del Presidente uscente è stata giudicata disastrosa in modo quasi unanime, a tal punto da provocare immediatamente consultazioni e ragionamenti per Biden in evidente Anche in Italia il dibattito TV provoca discussioni e opinioni nei vari schieramenti: uno su tutti, il tweet di Matteo Renzi che si espone apertamente sulla necessità di cambiare candidato. Nel nostro Paese alla polarizzazione citata precedentemente si aggiunge un’incredulità di fondo in parte dell’opinione pubblica nell’assistere a una sfida tra due candidati di 78 e 81 anni. E se i sostenitori di Trump rimangono convinti dal tychoon newyorkese, lo stesso non vale per quelli di Biden: l’apparizione TV mette in luce tutte le difficoltà intuite negli ultimi anni della sua presidenza, e sancisce la fine della sua campagna.espone apertamente sulla necessità di cambiare candidato. Nel nostro Paese alla polarizzazione citata precedentemente si aggiunge un’incredulità di fondo in una fetta dell’opinione pubblica nell’assistere a una sfida tra due candidati di 78 e 81 anni. E se i sostenitori di Trump rimangono convinti dal tycoon newyorkese, lo stesso non vale per quelli di Biden: l’apparizione TV mette in luce tutte le difficoltà intuite negli ultimi anni della sua presidenza, e sancisce la fine della sua campagna.
L’ATTENTATO A DONALD TRUMP
Mentre nella squadra di Joe Biden si ragiona sul ritiro, il 14 luglio avviene un altro evento che è già parte dei libri di storia. Durante un comizio a Butler, in Pennsylvania, un attentatore spara a Donald Trump dal tetto di un edificio nel tentativo di ucciderlo, ferendolo a un orecchio. Tra il panico della folla e la concitazione dei servizi segreti, l’ex Presidente si rialza e alza un pugno al cielo prima di essere portato via. La foto che ne scaturisce, con la bandiera americana sullo sfondo e il sangue sul viso, diventa un’immagine iconica. Anche in Italia la notizia diventa immediatamente virale. Nell’analisi sulle menzioni giornaliere, il 14 luglio è nettamente il picco più alto registrato fino ad ora (129.2mila menzioni e 962.2mila interazioni), come il grafico ci mostra plasticamente. Si leggono alcune voci di protesta contro la violenza e la persecuzione che l’attentato sembra confermare, ma la rilevanza di questo evento supera la polarizzazione politica: l’attentato a un (ex) Presidente, in questo contesto e con un esito stabilito da una distanza di pochi centimetri, diventa più grande della campagna elettorale stessa. È un momento che ricorda gli attentati ai più grandi personaggi del Novecento americano, dai Kennedy a Martin Luther King.
IL RITIRO DI JOE BIDEN
Nei primi giorni dopo l’evento la foto di Donald Trump sembra essere il simbolo della fine della campagna: mentre Biden è ormai sfiduciato dall’opinione pubblica, Trump ha superato un tentativo di assassinio manifestando ancora una volta la sua tenacia. Dopo una settimana, invece, cambia di nuovo tutto: il 22 luglio Joe Biden annuncia il suo ritiro. Ancora una volta, tramite il dibattito italiano osserviamo l’andamento della campagna, che dalla noia percepita qualche mese prima è già diventata una delle più movimentate di sempre. Si tratta del secondo picco di menzioni più alto dell’anno (59.9mila menzioni e 273.8mila interazioni), e racconta un nuovo cambio nel racconto. Il ritiro di Biden è, ancora una volta, un momento storico e quasi irripetibile. L’immediato sostegno alla vice Kamala Harris da parte del partito crea un nuovo entusiasmo che si traduce in una significativa crescita nelle donazioni e nei sondaggi. Se il cosiddetto “momentum” – ossia la spinta di entusiasmo intorno a un partito o un candidato – era sembrato essere una prerogativa di Donald Trump, l’entrata in campo di Harris spariglia le carte e, almeno inizialmente, inverte il trend. Guardando al grafico, si nota come le settimane successive al ritiro di Biden siano tra le più vivaci dell’intero periodo, pur senza picchi significativi: le elezioni si avvicinano, e la partita ora è sempre più aperta e avvincente.
IL DIBATTITO TRA TRUMP E HARRIS E IL SECONDO ATTENTATO A TRUMP
A settembre si registrano nuovamente due picchi importanti di salienza nell’opinione pubblica italiana. L’11 settembre si tiene il primo dibattito televisivo tra Donald Trump e Kamala Harris (con 40.3mila menzioni online e 264.5mila interazioni): è un altro momento cruciale nella campagna, ma questa volta è Trump a uscirne sconfitto, come valutano la maggior parte degli analisti. Harris si dimostra un’avversaria più complicata da gestire rispetto a Biden, riuscendo più volte a provocare l’ex Presidente facendolo deragliare dai suoi messaggi chiave. Ma il tema delle sedicenti storie di immigrati haitiani che mangiano animali domestici nella comunità di Springfield, Ohio – ampiamente dibattuta e fonte di enorme polarizzazione negli Stati Uniti – a diventare il punto più discusso anche in Italia. Qualche giorno dopo, il 16 settembre, Donald Trump sfugge di nuovo ad un possibile attentato in Florida. Questa volta non viene colpito direttamente da un colpo di pistola, ma la notizia produce comunque un picco di menzioni in Italia (29.6mila menzioni e 149mila interazioni). L’evento però non raggiunge in alcun modo l’exploit del primo attentato, la cui carica visuale e di assoluta imprevedibilità l’aveva reso il momento più discusso dell’intera campagna.
I dati che emergono dall’opinione pubblica italiana ci restituiscono l’immagine di una campagna che – dal punto di vista del contesto digitale italiano – risulta più che mai incentrata sull’eccezionalità di alcuni momenti chiave. Attraverso il racconto italiano mediatico e social ne registriamo l’andamento e ne capiamo le fasi, con sei eventi che hanno scandito i tempi. Scopriamo, soprattutto, che la campagna 2024 si è giocata su alcuni simboli che si susseguono, dai tentativi di attentato alla vita di Donald Trump ai momenti di debolezza nei dibattiti. A ridosso del mese in cui si gioca la presidenza, e con un esito che pare ancora incerto e legato agli elettori indecisi in una manciata di Stati in bilico, non ci resta che aspettare un eventuale, nuovo evento decisivo: guardando alla tendenza registrata finora, potrebbe essere quello che decreterà il vincitore tra Harris e Trump.