IN EUROPA A SUON DI POST

Analisi della comunicazione elettorale social dei Gruppi parlamentari europei in vista del voto

Introduzione

Questo fine settimana, in numerosi Paesi dell’Unione tra cui il nostro, si voterà per eleggere i nuovi rappresentanti del Parlamento europeo. L’Italia ne esprime 76, suddivisi tra le cinque circoscrizioni di Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole, che entreranno a far parte di veri e propri gruppi parlamentari, i quali vedono al proprio interno rappresentanti di diversa nazionalità ma comuni ideali politici.

Raramente sentiamo parlare di questi gruppi parlamentari (o europarlamentari) come di “partiti” – troppo divisi forse per potersi definire tali – ma si è usato spesso il termine “famiglie europee”. Le più importanti sono il PPE (Partito Popolare Europeo), S&D (Socialists & Democrats), Renew Europe, ECR (Conservatori e Riformisti europei), The Left – GUE/NGL (più comunemente chiamata “la sinistra europea”), i Verdi, e Identità e Democrazia

Ognuna di queste grandi famiglie vede al proprio interno uno o più dei nostri partiti nazionali, rispettivamente: Forza Italia, Partito Democratico, i centristi di Italia Viva, Azione e +Europa, Fratelli d’Italia, Sinistra Italiana, Europa Verde e Lega. Unico escluso è il MoVimento 5 Stelle, da sempre in difficoltà nel trovare alleati nel resto d’Europa e dunque spesso limitato anche nelle attività decisionali presso l’Europarlamento.

Sebbene queste “famiglie” siano al loro interno molto disomogenee, non mancano di esprimere una propria forte e unitaria identità nella comunicazione: propri canali social, una propria identità visiva e una narrazione continua e riconoscibile. A tutto ciò si aggiunge, da alcuni anni, anche la selezione di un candidato specifico per la Presidenza della Commissione europea, una figura attorno alla quale far ruotare almeno in parte anche la campagna elettorale.

Quanto detto finora, tuttavia, non vale per tutte le famiglie europee e nei paragrafi che seguono abbiamo provato a tracciare alcune regole o strategie ricorrenti nella comunicazione dei gruppi parlamentari europei: quanto, dove e come comunicano.

Come comunicano

Per prima cosa, abbiamo esaminato la comunicazione del gruppo parlamentare ad oggi più numeroso, il PPE, un gruppo del quale è espressione Ursula von der Leyen, attuale Presidente della Commissione europea e “candidata” per un nuovo mandato. Da una rapida analisi, è evidente la quasi totale sovrapposizione dello spitzenkandidat (così viene definito il candidato formale alla Presidenza della Commissione) alla comunicazione del gruppo parlamentare. Su Facebook perfino l’immagine di profilo della pagina del PPE è sostituita da una foto di von der Leyen e su X vengono spesso retweettati i post della Presidente. Ad ogni modo, sottolineiamo una scelta chiara da parte di von der Leyen nel differenziare il canale social istituzionale da quello invece impiegato per la propria attività elettorale.

Anche per via del ruolo ricoperto come partito di maggioranza ed espressione dei vertici delle istituzioni europee, la comunicazione del PPE tende ad essere per lo più positiva, quasi mai d’attacco o critica nei confronti degli altri partiti e della loro attività su scala nazionale o extra-Ue. La comunicazione è, inoltre, molto istituzionale, preferendo spesso la fotografia al contenuto grafico. Riguardo i temi, centrale sembra essere quello della guerra in Ucraina, per il quale il PPE ricorda la propria totale solidarietà al Paese, solidarietà sia formale che sostanziale tramite l’invio di armi.

Il secondo gruppo parlamentare più importante a Bruxelles è quello dei Socialists & Democrats, che, come suggerisce il nome, raccoglie al proprio interno tanti partiti di sinistra e centrosinistra presenti in Europa, a cominciare da alcuni noti come l’SPD in Germania, il Partito Democratico in Italia o PSOE in Spagna. Sebbene anch’esso costituisca la maggioranza parlamentare in Ue, la strategia comunicativa adottata è molto diversa dagli alleati del PPE: il candidato, Nicolas Schmit è sostanzialmente assente, vi è un grande utilizzo di contenuti pop e fotomontaggi spesso adoperati per attaccare la destra più conservatrice dell’ECR o di Identità e Democrazia (soprattutto volti noti alle cronache come il Premier ungherese Victor Orbán, la leader del Rassemblement National Marine Le Pen e la Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni). La tutela e il rispetto dei diritti sono spesso al centro delle pubblicazioni di S&D, la cui comunicazione ricorda più quella movimentista di associazioni studentesche o piccoli partiti che quella di una storica famiglia europea.

Il terzo ed ultimo gruppo parlamentare dell’attuale maggioranza europea è Renew Europe, il cui spitzenkandidat è Marie-Agnes Strack-Zimmermann. Sebbene vanti una propria forte identità sui social, la candidata non è presente sui profili del partito. Come per S&D, anche nei canali di Renew Europe rileviamo numerosi contenuti d’attacco alla destra (europea e non). Vi è un forte utilizzo di meme e pov (point of view), con i quali mirano di rendere la comunicazione più catchy e alla portata delle nuove generazioni. Da ultimo, anche per i liberali di RE è centrale il tema della guerra in Ucraina: la narrazione è simile da quella già vista per i popolari, nella quale si ricorda il proprio sostegno nel contrasto alla Russia.

Uscendo dalla maggioranza “di governo” europea, troviamo nella parte sinistra dell’assemblea due gruppi parlamentari diversi ma simili per molte caratteristiche – non a caso spesso alleati nei singoli Paesi membri – The Left – GUE/NGL e Verdi europei. Questi due gruppi parlamentari presentano candidati differenti alla presidenza della Commissione: i primi Walter Baier, i secondi Bas Eickhout. In entrambi i casi, i candidati non risultano centrali nella comunicazione dei gruppi, comparendo raramente sui profili social. Entrambi i gruppi sono caratterizzati da una comunicazione giovanile, movimentista e per certi versi simile a quella di S&D: pop, colorata e ricca di grafiche.

Da ultimo, alla destra dell’Europarlamento, troviamo il gruppo dei conservatori (ECR) e quello dei nazionalisti di Identità e Democrazia (ID). A inizio campagna, entrambi hanno espresso il proprio disaccordo nel nominare degli spitzenkandidaten, sebbene nel corso delle settimane sia emerso tra i conservatori il nome di Anders Vistisen come possibile proposta per la successione di Ursula von der Leyen. In merito alla comunicazione dei due gruppi, ID si focalizza quasi totalmente sull’attività parlamentare dei propri rappresentanti, mentre in ECR prevalgono le tematiche identitarie, soprattutto la religione e la guerra in Ucraina. Sui social dei conservatori rileviamo uno scarso personalismo e un forte ancoraggio alle identità dei singoli Paesi, ricordate spesso attraverso gli anniversari nazionali.

Dove comunicano e a chi?

Per analizzare volumi e performance durante il periodo di campagna elettorale dei partiti politici europei sono stati presi in esame quattro social media: Facebook, Instagram, X (Twitter) e TikTok. Se i prime tre sono ormai parte integrante delle strategie di comunicazione politica, TikTok può essere considerato la nuova frontiera. Tutti e quattro, in ogni caso, vengono usati per una comunicazione di massa, veloce e in real-time.

Confrontando il numero di follower degli account dei partiti sui social di cui sopra, si notano subito alcune evidenze. I tre gruppi che formano l’attuale maggioranza nel Parlamento europeo – PPE, S&D e RE – hanno un seguito nettamente più alto rispetto agli altri gruppi. È un divario che si accumula soprattutto nei due social più “tradizionali”: X, dove i tre gruppi oscillano tra 133.7K e i 140K follower, e in particolar modo Facebook, dove hanno un numero di follower tra 352.6K e 421.5K. Il PPE è di poco sotto a S&D e RE in numero di seguaci su Instagram e X, ma è nettamente superiore a tutti gli altri su TikTok (58.6K). Nel complesso, il gruppo di centrodestra, storicamente il più grande in Parlamento, è anche quello mediamente più seguito sui social.

I due gruppi di destra più conservatrice e radicale, invece, hanno volumi di follower più contenuti. I conservatori ECR hanno un numero di seguaci in linea con gli altri gruppi di opposizione Su Facebook (80.9K) e X (50.5K), mentre ID ha volumi molto bassi – sotto i 5K. E se su Instagram entrambe le forze hanno pochi seguaci (7.2K per ECR e 3.3K per ID), TikTok non ospita alcun loro profilo ufficiale. Va fatta una considerazione a riguardo: queste metriche indicano che i due gruppi non hanno particolare forza comunicativa sui social in quanto partiti europei. Com’è noto, le forze nazionali appartenenti a ECR e ID sono spesso, invece, molto presenti e performanti sui social a livello di Stato-Paese: è il caso dell’Italia con Meloni e Salvini, ma vale anche per i nuovi fenomeni di TikTok, come l’astro nascente della destra francese Jordan Bardella.

Al contrario, i due gruppi più a sinistra dell’euro assemblea, i Verdi e The Left, sembrano avere un seguito in proporzione maggiore al loro effettivo peso parlamentare. Su Facebook (73K per i Verdi e 36.1K per The Left) e X (83.6K per i Verdi e 53.3K per The Left) hanno numeri di follower paragonabili a ECR, mentre su Instagram il loro peso aumenta, con numeri alla pari dei tre partiti di maggioranza (si va dai 34.3K dei Verdi ai 48.5K di S&D). Da segnalare anche il profilo TikTok di The Left, secondo assoluto per follower (20.3k).

Quanto comunicano

Guardando invece al numero di pubblicazioni, il principale outlier è proprio il PPE, nettamente primo per post prodotti dal 1° aprile su Instagram, TikTok e soprattutto X – dove l’account del gruppo realizza diversi contenuti al giorno (spesso riproponendo post già condivisi in precedenza). I restanti gruppi europei sono relativamente omogenei in volumi di pubblicazioni, con l’eccezione di ID che posta molto meno rispetto agli altri.

Nel complesso, il tipo di piattaforma sembra un elemento che condiziona la forza e la rilevanza dei partiti nella stessa. Nei più tradizionali Facebook e X le forze di maggioranza hanno un seguito maggiore, mentre su Instagram la sinistra radicale e i Verdi – più legati a temi come i diritti civili e il cambiamento climatico – hanno costruito un pubblico con la stessa rilevanza dei tre gruppi principali. TikTok invece si dimostra uno spazio ancora in costruzione, ma con il potenziale di diventare sempre più centrale.

L’appello al voto

Ogni campagna si conclude con un appello al voto. Come l’hanno fatto i gruppi europei?

Il PPE sceglie la via istituzionale e in linea con la sua campagna: il discorso finale di Ursula von der Leyen, in Portogallo. Coerente anche S&D, che invita al voto con un’infografica colorata ma impersonale con giorni e orari delle elezioni in ogni Paese membro. Renew Europe continua la linea dei meme su Instagram con un video di The Office, mentre pubblica una card più classica su Facebook e X. ECR e ID, invece, scelgono di non fare alcun appello al voto in vista dell’appuntamento elettorale: i loro ultimi post sono celebrazioni di feste nazionali. Discorso opposto per i Verdi che usano un misto di meme, infografica che indica i giorni in cui si vota, e manifesto riassuntivo dei propri valori. Più tradizionale invece The Left, che opta per una semplice card di appello al voto. Nel complesso, si dimostrano scelte che confermano le strategie comunicative utilizzate durante tutta la campagna.

Non possiamo dire che vi sia un’influenza concreta e tangibile tra il come e il quanto si comunica sui social media e il risultato alle urne elettorali, ma non possiamo negare che i dati mostrino alcune correlazioni e legami: ad esempio tra il numero di pubblicazioni e l’effettiva quantità di rappresentanti in Parlamento, al crescere dell’una cresce anche l’altra (ancor più quando parliamo del numero di seguaci); oppure la scelta delle piattaforme, i partiti di maggioranza tendono ad avere fanbase più strutturate su Facebook ed X, mentre sulle piattaforme più “young” come Instagram e TikTok le differenze con i partiti minoritari dei Verdi e dei GUE/NGL si assottigliano; inoltre, emerge come i partiti di maggioranza esaltino mediamente di più i propri candidati, rispetto a quelli di minoranza dove a volte sono perfino assenti.

Tutte queste correlazioni non solo aiutano a tracciare dei confini utili a conoscere e forse perfino anticipare la comunicazione dei gruppi parlamentari, ma permettono di scoprire differenze sostanziali tra loro che trascendono talvolta le stesse identità politiche.