Io sono Giorgia. E sono una leader. La tre giorni milanese di Fratelli d’Italia verso il voto della prossima primavera.

È iniziato il countdown verso le prossime elezioni politiche del 2023 e non è un azzardo affermare che si avvia alla conclusione una delle legislature più controverse della storia repubblicana. Tre governi, ognuno retto da alleanze composite e contraddittorie, alle prese con un periodo storico complesso, ricco di sfide e insidie inedite. FB Bubbles – divisione di FB&Associati specializzata in strategie di advocacy e analisi del dibattito pubblico – inizia oggi un viaggio verso le prossime elezioni, come osservatore e – auspicabilmente – anticipatore di tendenze e dinamiche che influenzeranno il voto atteso per la prossima primavera. Lo farà applicando il suo consueto metodo di analisi integrato tra evidenze politico legislative e conversazioni della rete.

Questo viaggio non poteva che iniziare allora dall’evento clou delle ultime settimane: la convention programmatica di Fratelli d’Italia, svoltasi il 29, 30 aprile e 1° maggio a Milano negli spazi del MiCo. Un evento in grande stile, uno show curato nei minimi dettagli e caratterizzato da una regia efficace, un evento di forma e sostanza per dare un messaggio chiaro: “siamo qui per vincere e per governare”.

La riuscita dell’evento è dovuta certamente anche alla macchina della comunicazione, che ha funzionato alla perfezione: sala stampa piena, coccolata e presidiata. Ma il dato rilevante è stato l’impatto social dell’evento. Tra il 26 aprile e il 6 maggio il dibattito in rete sulla convention ha collezionato 32 mila citazioni per un volume di engagement pari a 339 mila interazioni. Twitter è stato il principale palcoscenico digitale della kermesse, che è stata menzionata, direttamente o indirettamente, in quasi 21 mila post che hanno raccolto 86 mila interazioni tra condivisioni, commenti, like e visualizzazioni. Ed è proprio l’elemento delle visualizzazioni a fornirci un interessante angolo di osservazione. Gli interventi di Giorgia Meloni – soprattutto quello di chiusura, non sono stati unicamente politici ma anche, come detto, parte di un vero e proprio show per stimolare la condivisione social.

La convention programmatica

Fratelli d’Italia è un partito fondato nel 2013 da Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Guido Crosetto, accreditato oggi come il primo partito a livello nazionale grazie proprio alla leadership di Giorgia Meloni, salita agli onori della cronaca nel 2006 quando, ventinovenne, venne eletta vice-presidente della Camera. 200 i relatori, 18 le sessioni di confronto in cui si è articolato Energie per liberare l’Italia: la convention cui hanno preso parte circa 5000 persone tra dirigenti di partito, locali e nazionali, intellettuali, giornalisti, elettori e simpatizzanti. La scelta di celebrare la kermesse nella capitale morale muoveva dalla dichiarata volontà di comunicare e dimostrare che Fratelli d’Italia è un partito con una propria classe dirigente, in grado di parlare, intercettare e rispondere ai bisogni dei cittadini e di quel sistema economico e produttivo del paese che ha nella Lombardia il suo cuore.

La narrativa dell’evento

Venerdì dopo gli interventi di apertura di Attilio Fontana e Beppe Sala, è salita sul palco Giorgia Meloni che ha parlato per oltre un’ora dei propositi programmatici del partito, in materia di transizione ecologica, diritti ed economia globale. E poi ancora: indipendenza energetica, riforma della giustizia, misure di welfare e riforma del fisco, passando per istruzione, formazione, sistema elettorale e molto altro. L’obiettivo – ampiamento ripreso sui media il giorno seguente, dimostrare che FdI è un partito che pensa e propone, senza appiattirsi sulle scelte dall’ “alto” e mettendo sempre al centro l’interesse nazionale. A dispetto degli intenti, giova sottolineare, è sembrata invero trasparire ancora un’incertezza sul profilo ultimo del partito: se cioè di lotta o di governo. Il sabato è stato invece il giorno degli intellettuali: Giulio Tremonti, Luca Ricolfi, Giampaolo Rossi, Marcello Pera, Carlo Nordio con l’intermezzo dell’AD di Terna, Stefano Donnarumma. Domenica 1° maggio, Festa dei Lavoratori, il pallino è tornato in mano a Meloni. Forte, efficace, coinvolgente, la leader romana – nel suo intervento conclusivo – è partita dai ringraziamenti: a Giovanni Donzelli, deputato ma vero “uomo-macchina” del partito, sempre in prima linea nell’organizzazione delle manifestazioni; e a Giovanbattista Fazzolari, responsabile del programma nonché coordinatore del centro studi del partito. L’intervento, teso a smontare il castello di accuse per cui il partito non sarebbe all’altezza delle sfide del tempo presente e a respingere la macchietta dei “legami” col passato, rilanciando al contempo la proposta politica conservatrice per l’Italia, è stato inframmezzato dalla consueta forza scenica della leader: mimica, gesti plateali, marcate espressioni del viso e silenzi prolungati. Una teatralità ben accolta, ovviamente, dalla platea e ripresa poi dal web, sotto forma di meme, gif e video di ogni genere. Qualcosa di simile, del resto, era già successo nel 2019, quando sul palco di Piazza del Popolo aveva urlato “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana”: un tormentone virale, in grado di catalizzare l’attenzione su Fratelli d’Italia e sulla sua leader per alcune settimane. Anche l’intervento sul palco del MiCo è diventato virale: in pochi giorni sono state oltre 170 mila le interazioni, a riprova dell’efficace strategia comunicativa alle spalle e dell’attrattività dei contenuti proposti.

In termini strettamente politici non sono mancate le polemiche – più o meno velate – coi colleghi del centrodestra. La Legaincumbent della coalizione – veniva, infatti, sfidata in una delle sue storiche roccaforti. I surfisti, secondo Meloni, sarebbero quindi gli esponenti del Carroccio, che cercano di dominare il mare ma la loro attività è dettata dalla presenza o meno delle onde, mentre i navigatori sarebbero i prodi di Fratelli d’Italia, che mantengono la rotta aldilà delle condizioni meteorologiche. Un messaggio preciso è stato rivolto anche a Forza Italia: troppo ondivaga, come quando, a dire della Meloni, è scesa a patti con la sinistra.

A conferma della “presa” della convention e del fatto che “Giorgia Meloni” sia un trend topic in costante crescita, arrivano anche i dati dell’andamento di engagement e follower dei suoi profili social. Se nella settimana dell’annuncio si contavano complessivamente 650.260 interazioni tra Facebook, Instagram e Twitter, nella settimana della convention l’engagement ha raggiunto le 814.380 interazioni per continuare a crescere nei sette giorni successivi (884.970 interazioni). Discorso analogo per la sua fanbase – ossia l’insieme dei seguaci sui social network -, specialmente quella di Twitter che dal giorno dell’annuncio del MiCo ad oggi ha guadagnato oltre 10 mila follower, raggiungendo quota 1.216.542. A titolo esemplificativo, è da ultimo rilevante porre l’accento sul fatto che da 15 settimane a questa parte, ossia da metà gennaio ad oggi, Giorgia Meloni sia costantemente il leader di partito più performante sui social, ossia colei che colleziona il maggior numero di interazioni online ai contenuti pubblicati.

Poco importa, dunque, se una buona percentuale delle ricondivisioni è stata fatta a guisa di parodia perché il risultato è stato solo un effetto boomerang: la sua gag muta si sta rivelando un’eccezionale strumento di propaganda e dalla valanga mediatica – in un modo o nell’altro – l’immagine di Giorgia Meloni ne esce rafforzata. I volumi di citazioni e interazioni sul nome della leader di Fratelli d’Italia sono infatti triplicati durante i 10 giorni successivi dall’annuncio della conferenza programmatica, passando da 3.7 mila menzioni e 86.6 mila interazioni tra il 18 e il 24 aprile a 10.5 mila citazioni per un volume di engagement di 210.4 mila tra il 25 aprile e il 1° maggio, con un picco in occasione della tre giorni. La popolarità della leader romana si conferma, quindi, tanto nell’arena politica quanto in quella social.

Conclusioni

Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia si fanno, quindi, strada nel centrodestra e nel Paese: per la prima volta nella storia repubblicana un partito di destra, erede della tradizione missina, si avvicina al portone principale di Palazzo Chigi. Sembra così spezzarsi la linea temporale con quel passato che collocava questa destra ai margini del sistema politico: un merito certamente di Meloni ma anche del vento conservatore che possente soffia su molta parte del Vecchio Continente, in una fase tragica della storia europea. Ma sono proprio i limiti che hanno impedito a Le Pen di imporsi su Macron, poche settimane fa al ballottaggio per le presidenziali francesi, ad interrogare Meloni. Nonostante cioè un lavoro politico costante e metodico per espandere la base sociale e accreditarsi presso le forze produttive, il principale avamposto della destra nel cuore del continente ha dovuto al fine soccombere. Come rendere allora maggioritaria ed effettivamente vincente una proposta politica conservatrice? Dieci mesi per conoscere la risposta.