L’analisi di FB Bubbles
L’analisi dell’andamento del dibattito online rivela il primo notevole picco di salienza, che impenna i volumi delle conversazioni tematiche, il 23 dicembre in occasione della cosiddetta “stretta di Natale” (Repubblica, 7 mila interazioni). Su testate nazionali e locali, siti di news, blog e social network diventano virali le nuove disposizioni del “DL festività”, il decreto-legge con cui il Governo ha reagito, in prima battuta, all’impennata di contagi. È negli ultimi giorni del 2021 che il dibattito tematico acquista però maggior vigore. Tra allarmismi sull’affidabilità dei tamponi rapidi, soprattutto se svolti a casa e non da personale esperto, e polemiche sulle interminabili file in farmacia e liste di attesa per i tamponi la sensazione più diffusa che trapela dal dibattito pubblico è quella di aver fatto un salto nel passato.
Anche nei primi giorni del nuovo anno, la narrazione non sembra essere cambiata: curve di contagio e tamponi continuano a monopolizzare il dibattito, e il fil rouge, con maggior insistenza, diventa la polemica: sui rincari dei prezzi dei test – soprattutto quelli “fai da te” che nelle farmacie lombarde nel giro di un paio di settimane hanno visto duplicare il proprio costo; sulla decisione dell’Esecutivo di concedere la riattivazione del Green Pass anche con il solo esito negativo di un tampone, molecolare o antigenico che sia. Particolare risonanza ha avuto anche la polemica sollevata dal Prof. Alberto Zangrillo, direttore del Dipartimento di anestesia e terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele, secondo cui “la corsa al tampone è grottesca, irrazionale e risponde al desiderio infantile di vedersi certificati sani in quel preciso momento“.
Sul fronte istituzionale, mentre a Palazzo Madama, dove è in discussione il decreto-legge che ha introdotto la certificazione verde rafforzata, i partiti della maggioranza sembrerebbero condividere – o, quantomeno, non sconfessare la linea dell’Esecutivo pre-Omicron – su 195 emendamenti presentati, infatti, appena il 30% sono stati presentati dai Gruppi che sostengono esplicitamente il Governo Draghi, con un picco del 45% di proposte di modifiche arrivate dal magmatico Gruppo Misto – quelle stesse forze politiche, nel corso della Cabina di regia del 29 dicembre, hanno deciso di modificare profondamente le regole.
Le scelte sono state poi ratificate all’unanimità dai due Consigli dei ministri del 29 dicembre, prima, e del 5 gennaio, poi, che hanno optato per un significativo cambio di rotta su quarantene e tamponi, oltreché sull’estensione dell’uso del Super Green pass e sull’estensione, per alcune specifiche categorie, dell’obbligo vaccinale. La sensazione è che le forze di maggioranza, più che le singole scelte, condividano – per calcolo o necessità – l’obiettivo finale del Governo, ossia quello di contrastare in tutti i modi possibili la diffusione della pandemia. Con le dovute differenze che caratterizzano le singole compagini parlamentari, che si divide soprattutto tra rigoristi e meno rigoristi, tanto l’autorevolezza del Premier quanto la sostanziale mancanza di un’alternativa sembrerebbe indurre i partiti a non alzare il livello dello scontro, almeno in questa fase, e rimanere vigili sul chi va là. Se a questo si aggiungono la necessità di contenere la progressione della variante Omicron e l’approssimarsi dell’appuntamento del Quirinale, si potrebbe dire che il contesto potrebbe aver contribuito a creare questo momento di stasi, ed a tenere a bada, almeno in apparenza, l’emersione di rivendicazioni politiche nette e conflittuali.
Lo stallo alla messicana che il contesto sembrerebbe aver prodotto è reso ancora più evidente se si pensa che alcune frange della maggioranza hanno spesso e volentieri tentato di attingere dal bacino elettorale dei vaccinoscettisci o, comunque, di coloro i quali contestavano le scelte dell’Esecutivo, mentre ora sostengono i repentini cambi di rotta.
Conferma di questo tendenziale silenzio dell’universo politico arriva anche sul fronte social. Se il dibattito pubblico in rete presenta notevoli volumi di menzioni ed engagement, lo stesso non si può dire delle conversazioni online alimentate dagli stakeholder istituzionali. Infatti, sono solo 218 i rappresentanti politici che nell’ultimo mese hanno veicolato, tramite social, messaggi, opinioni e notizie relative l’emergenza tamponi. Tra questi, 69 membri del Movimento 5 Stelle (realizzando oltre 230 post), 36 della Lega (per un totale di 221 contenuti), 28 rappresentanti del Partito Democratico (con 66 uscite social), 23 di Fratelli d’Italia (nel totale 98 post), 23 politici appartenenti al Gruppo Misto (e 130 uscite complessive), 21 di Forza Italia (con 92 post), e 18 di Italia Viva (71 contenuti).
Nonostante i volumi limitati, come si evince anche visivamente dai due grafici, non sussiste particolare corrispondenza tra l’attività istituzionale e il dibattito politico in rete: se infatti nel primo caso il Gruppo Misto e Fratelli d’Italia sono in testa tra le forze politiche che hanno avanzato emendamenti al decreto Green pass, la loro mobilitazione non viene confermata né dai numeri dei rappresentanti attivi sulla issue né dai volumi delle uscite social in cui le forze politiche menzionano i tamponi. Unica eccezione Giorgia Meloni: sarà per il solitario ruolo all’opposizione, per una coerenza narrativa o per l’occasione di fare valere le proposte di Fratelli d’Italia – gratuità dei tamponi e ruolo chiave degli stessi nella lotta al Covid-19 –, è la sola leader di partito ad aver preso in quest’ultimo mese una chiara posizione, realizzando oltre 10 contenuti tematici veicolati attraverso i propri canali social. Con toni molto forti non solo polemizza contro la strategia messa in atto dall’Esecutivo che, a suo giudizio, ha prodotto un “disastro senza precedenti”, ma rivolge aperte critiche alla comunicazione del Premier Draghi e al decreto Festività che etichetta come “l’ennesima giravolta del ‘governo dei migliori’ che, dopo aver detto che i tamponi erano inutili, li ha resi necessari per partecipare a feste ed eventi pubblici”.
Sono però Movimento 5 Stelle e Lega a dominare le conversazioni social sul tema. Ma se la comunicazione del Carroccio è complessivamente univoca – “la #Lega dice chiaramente no ai tamponi per chi è già vaccinato” – e si impegna a veicolare il messaggio che “il tampone ha una sola funzione di monitoraggio e la sua efficacia dipende da come viene usato”, così come a suggerire che la via più semplice per evitare code infinite per un tampone sarebbe togliere il Green pass, l’universo del Movimento è più composito e l’attenzione si focalizza sia sulla tenuta delle decisioni del Governo che sulla scuola. Nel primo caso, al silenzio dei canali social di Giuseppe Conte si contrappone un’ampia platea di pentastellati che attraverso i propri profili veicola il messaggio del leader 5 Stelle, secondo cui “l’idea di obbligare al tampone anche le persone vaccinate vanificherebbe l’intero impianto del Green Pass e perciò non sarebbe praticabile”. Nel secondo caso, il Movimento si fa portabandiera di una scuola inclusiva che vuole limitare il ricorso alla DAD e pensa alla tenuta del sistema scolastico grazie ad un concreto intervento statale che metta “gratuitamente a disposizione il tracciamento tramite tamponi rapidi”.
Emerge quindi una forte distonia tra il percepito dell’opinione pubblica, nuovamente attanagliata da dubbi e perplessità, ed il comportamento delle forze politiche – almeno nelle sedi istituzionali – appaiate (sembra) acriticamente sulle scelte dell’Esecutivo. Spiegare con certezza la stasi che da qualche tempo interessa la politica è opera ardua. Come anticipato, un ruolo essenziale potrebbero averlo giocato tanto l’acuirsi della pandemia – e la conseguente necessità, per così dire, di remare tutti nella stessa direzione – quanto il fatto che a guidare il Governo ci sia una figura come quella di Mario Draghi. Tuttavia, non è (e non potrebbe essere) il solo standing dell’attuale inquilino di Palazzo Chigi a chetare gli animi delle forze di maggioranza. A questo, come anticipato, sembrerebbe doversi aggiungere anche la sostanziale mancanza di un’alternativa: nessuna delle leadership di partito, attualmente, sarebbe in grado di raccogliere intorno a sé una maggioranza simile a quella che sostiene il Governo in carica, né tantomeno di imporre la propria agenda in maniera efficace. L’idillio, almeno apparente, che caratterizza questa particolarissima fase della vita politica ed istituzionale del nostro Paese rischia, però, non durare ancora a lungo. Tanto l’appuntamento del Quirinale quanto l’approssimarsi della fine della legislatura potrebbero sparigliare le carte in tavola, e restituirci il confronto acceso, costante e senza soluzione di continuità al quale siamo abituati. La proverbiale quiete prima della tempesta.