La rinascita degli ordini del giorno: un’analisi del Centro Studi FBLab del lavoro parlamentare

Meno parlamentari, più ordini del giorno: un nuovo trend?

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Una delle attività principali del nostro lavoro è quello di analizzare le dinamiche che si verificano all’interno del processo decisionale per interpretarne il significato e individuare tendenze utili a delineare un’efficace strategia di influenza.

FB Lab, il centro studi della FB & Associati, ha raccolto alcuni dati molto interessanti che hanno permesso di confermare quelle suggestioni e idee che nascono dall’attività sul campo, dagli incontri con i decisori e i loro staff. In questo scritto viene sottolineato un particolare ambito dell’attività parlamentare, quella ispettiva: e cioè l’esercizio dei poteri di controllo e di indirizzo che il Parlamento ha nei confronti del Governo.

L’attuale legislatura, caratterizzata da una riduzione del numero dei parlamentari e da una solida maggioranza di governo, ha visto un calo del 20% degli atti di sindacato ispettivo, che passano da circa 17.000 a 14.500. Tuttavia, questo calo non è omogeneo: se gli atti di controllo (interpellanze e interrogazioni) diminuiscono, quelli di indirizzo (mozioni e ordini del giorno) sono in crescita, con un aumento significativo degli ordini del giorno.

Le ragioni di questo fenomeno sono da ricercarsi nella compressione degli spazi emendativi imposta dal Governo Meloni, in particolare sulla Legge di Bilancio e su altri provvedimenti “di spesa” o ad alto valore simbolico. Di fronte a questa limitazione, i parlamentari, anche quelli della maggioranza, hanno “riscoperto” l’ordine del giorno come strumento per indirizzare l’azione del governo.

Le cause di questo fenomeno vanno ricercate anche nel livello di coesione della maggioranza, decisamente più compatta rispetto alle legislature passate”, ha spiegato Fabio Bistoncini, fondatore di FB&Associati. Secondo Bistoncini l’aumento degli odg è frutto anche della riduzione degli spazi di modifica dei provvedimenti che arrivano in Parlamento: “Rispetto agli altri governi la maggioranza era più libera di presentare emendamenti. L’opposto di quanto accade oggi”.

Resta da vedere se questa tendenza si consoliderà nel tempo e se gli ordini del giorno avranno un ruolo concreto nell’influenzare le politiche del governo o se rimarranno semplici atti di testimonianza.

La “rinascita” degli ordini del giorno rappresenta un nuovo trend nel lavoro parlamentare italiano. Questo fenomeno è dovuto principalmente alla compressione degli spazi emendativi da parte del governo e apre nuovi interrogativi sul ruolo del Parlamento nell’influenzare le politiche pubbliche.