Una panoramica in vista del voto del 2 e 3 aprile
La Giunta uscente e il trend elettorale regionale
Il 2 e 3 aprile il Friuli-Venezia-Giulia voterà per il rinnovo del Consiglio regionale, data la naturale scadenza del mandato della Giunta di Massimiliano Fedriga (Lega). In contemporanea, si terranno le elezioni in 24 comuni della regione, tra i quali figura anche Udine (unico comune con più di 15mila abitanti, insieme a Sacile, interessato dall’appuntamento).
A contendersi il vertice del Palazzo del Lloyd Triestino saranno, oltre al governatore uscente Fedriga, sostenuto da una lista unitaria di Centro-destra, Massimo Monteruzzo, capogruppo del Patto per l’Autonomia in consiglio regionale, alla guida di una lista unitaria che comprende sia PD che 5 Stelle.
La legge elettorale regionale non prevede alcun ballottaggio: viene eletto presidente di Regione il candidato che ottiene anche un solo voto in più. Inoltre, a presidio della governabilità, è previsto un premio di maggioranza. Vengono eletti 47 consiglieri regionali, uno dei quali riservato alla minoranza slovena, a cui vanno poi aggiunti il Presidente eletto e il secondo per numero di voti, per un totale di 49 seggi. È fissata inoltre una soglia di sbarramento al 4% – con alcune eccezioni – ed è prevista la possibilità di effettuare il voto disgiunto.
Le ultime elezioni politiche del 25 settembre in Friuli-Venezia-Giulia hanno registrato – in linea con il trend nazionale – il successo della coalizione di centro-destra, con il 49,9% dei voti espressi. All’interno della coalizione, si evidenzia in particolare l’exploit di Fratelli d’Italia che, con le sue 185.234 preferenze, ha staccato gli altri partiti raggiungendo il 31,3%, nettamente al di sopra del dato complessivo nel Paese. La Lega ha invece ottenuto il 10,9% (64.806 suffragi), anch’essa al di sopra della media nazionale, mentre Forza Italia si è assestata al 6,7% (39.599 suffragi).
Alle precedenti regionali del 2018, giova sottolineare, era stata la Lega ad ottenere il 34,91%, con 147.340 preferenze, mentre Fratelli d’Italia si era assestato al 5,49% (23.183) e Forza Italia al 12,06.
Stabili le performance di Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, che alle politiche 2022 hanno ottenuto rispettivamente il 18,4% (108.870 voti), in linea col 18,11% (76.423 voti) delle precedenti regionali, e il 7,2% (42.575 voti totali), in scia col 7,06 del 2018 (sebbene con meno preferenze: 29.810).
Il significato politico della consultazione del 2 e 3 aprile
In un panorama politico nazionale contrassegnato dalla netta affermazione del centro-destra alle elezioni dello scorso settembre e da un avvio di legislatura che – sondaggi alla mano – premia la coalizione di governo, il risultato del voto in Friuli non sembra suscettibile di modificare lo status quo. Un elemento di novità, anche se a conferma dei trendgià osservatialle regionali in Lazio e Lombardia, si potrà forse ricavare con riferimento ai rapporti interni alla maggioranza. Al netto delle vicende elettorali di Forza Italia, grande attenzione viene rivolta alla competizione Lega – Fratelli d’Italia, con la prima desiderosa di arginare e contenere la fin qui irresistibile ascesa dei secondi.
Il Partito Democratico si avvicina all’appuntamento consapevole che la responsabilità di un’eventuale sconfitta non potrà attribuirsi al nuovo corso schleiniano mentre un buon risultato ne comproverebbe invece le potenzialità elettorali.
Candidati e programmi
Il centro-destra
Il centro-destra corre unito, sotto la guida del Presidente uscente Massimiliano Fedriga. Da sempre nella Lega, la sua carriera politica si è sviluppata in principio a livello locale. Tra i primi incarichi nel partito quello di segretario provinciale, che lo ha poi portato alla candidatura e all’elezione alla Camera dei deputati nel 2008, dove viene poi confermato nel 2013, quando è stato nominato capogruppo della Lega a Montecitorio. Alla guida della regione dal 2018, ricopre anche il ruolo di Presidente della Conferenza Stato-Regioni, dove è subentrato all’attuale Governatore dell’Emilia-Romagna e presidente del PD Bonaccini.
Fedriga scende in campo supportato da 5 liste: lista Fedriga, Forza Italia Berlusconi per Fedriga-Ppe, Lega per Salvini premier, Fratelli d’Italia e Autonomia responsabile. Il programma elettorale del presidente uscente dedica particolare attenzione all’imprenditoria, evidenziando le iniziative intraprese nel corso della legislatura e ponendo l’accento sugli obiettivi posti dal piano regionale nell’ambito del Fondo europeo per lo sviluppo regionale (che vale circa 408 mln). Grande rilievo viene inoltre attribuito all’accesso al credito per le imprese, all’implementazione della zona logistica semplificata per il Friuli e, ancora, ad artigianato e commercio (con la proposta di una riforma strutturale per il settore), oltre che al potenziamento di porti ed infrastrutture. In ambito sanitario si sottolinea invece l’incremento delle risorse a disposizione nel quadro del potenziamento di medicina territoriale, cure intermedie, telemedicina, oltre che del sistema delle cure palliative e della medicina convenzionata.
Il centro-sinistra
Movimento 5 Stelle e Partito Democratico sosterranno, quale candidato presidente, Massimo Moretuzzo, attuale capogruppo del Patto per l’Autonomia in consiglio regionale. Imprenditore edile, Moretuzzo è titolare della Edilmeccanica Srl, che si occupa di vendita e noleggio di attrezzature ed eroga servizi per l’edilizia. Moretuzzo è sostenuto da 6 liste: Slovenska Skupnost, Movimento Cinque Stelle, Partito democratico, Patto per l’autonomia, Open sinistra Fvg e Alleanza Verdi e sinistra.
Il programma di coalizione reclama un cambio di marcia con riferimento alla destinazione delle risorse della programmazione e della coesione territoriale, che sia aderente alle linee della Programmazione europea 2021-2027. Grande rilievo viene poi conferito all’assetto istituzionale, attraverso la valorizzazione del dialogo con gli enti locali, oltre che alla necessità di disegnare un rinnovato percorso di politica industriale che tenga conto di innovazione, ambiente e circolarità, nonché al tema del lavoro, con esplicito riferimento al Patto per il lavoro e il clima. Tra i punti programmatici rientra poi la sanità, di cui si intende valorizzare il carattere pubblico e universale, migliorandone l’accessibilità. Viene quindi criticato l’operato della Giunta uscente, che avrebbe determinato un impoverimento dell’offerta, con riferimento al riassetto del sistema operato dalla legge regionale n. 17/2019. Altri temi posti in rilievo sono – in particolare – il Welfare, il sostegno alla genitorialità, alle donne ed i servizi educativi.
Il Terzo Polo
Azione e Italia Viva si presentano insieme a +Europa e sostengono la candidatura a presidente di Alessandro Maran. Quest’ultimo è nato a Gorizia ed ha iniziato a militare nel PCI, nelle fila del quale è stato consigliere comunale Grado (GO), per poi assurgere – grazie al suo ruolo regionale nel Pds, di cui è stato anche segretario regionale – al livello politico nazionale, divenendo deputato nel 2001, poi riconfermato nel 2006 con l’Ulivo. È poi stato vicecapogruppo del PD alla Camera, prima di divenire senatore con la lista di Mario Monti. Rientrato nel gruppo PD, diviene vicepresidente dei senatori democratici salvo abbandonare nuovamente il partito nel 2019 per aderire a Italia Viva.
Maran è in corsa con una lista unica Azione – Italia Viva – + Europa. In cima alle priorità del suo programma elettorale figura la sanità, di cui si invoca una revisione degli assetti, che riporti al centro la qualità della prestazione e l’equità nell’accesso. L’attenzione viene poi rivolta in particolare al personale sanitario, oltre che all’effettiva esigibilità dei Lea, delle cure palliative e della terapia del dolore. Un capitolo a parte è invece dedicato al ruolo del terzo settore nel sistema socioassistenziale e poi ancora alle proposte per l’innovazione e la competitività delle imprese, oltre che all’ambiente e all’energia, con l’intenzione di accelerare le procedure autorizzative per l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici.