L’evoluzione del tema vaccini all’interno del dibattito pubblico

Obbligatorietà consapevole, un’opportunità per aziende, decisori e stakeholder

Autodeterminazione e salute collettiva, due ingredienti difficili da dosare ma dirimenti per il legislatore quando affronta il tema vaccini.

In materia di vaccini il legislatore è chiamato ad operare una complessa sintesi tra autodeterminazione e salute collettiva. Ad un diverso bilanciamento di tali esigenze possono quindi corrispondere distinte soluzioni di policy. Dirimente risulta la definizione del grado di obbligatorietà della vaccinazione: allo Stato il compito di scegliere tra un approccio impositivo e uno più tollerante. Una valutazione a sua volta condizionata da due ulteriori elementi: l’esistenza o meno di una emergenza sanitaria – tale da imporre misure urgenti e impositive – e l’influenza degli stakeholder del settore.Malgrado talune mitigazioni è utile ricordare che, in materia di obblighi vaccinali, l’Italia ha sempre prediletto un approccio impositivo.

La correlazione tra le scelte operate dal legislatore e le dinamiche di dibattito pubblico. Quanto è influenzabile l’arena di formazione delle policy in tema di vaccini? 

La fiducia nella libera scelta, la propensione all’autodeterminazione e il libero accesso ai canali di informazione e comunicazione, hanno contribuito negli ultimi anni alla proliferazione di movimenti che contestano le acquisizioni scientifiche. Tra di essi hanno trovato spazio anche i “no Vax” che divulgano, soprattutto online, notizie che contestano l’utilità e la sicurezza dei vaccini. La curiosità che tali posizioni suscitano nell’immaginario collettivo e l’attivismo degli attivisti “no Vax” sui social, ha consentito a questo movimento di guadagnare una buona notorietà. Si contano a questo riguardo 12.758 “uscite” sui social network sul tema vaccini riconducibili a fake news, mentre quelle riguardanti la issue vaccini superano il milione (1.107.845). Il movimento, giova inoltre ricordare, si è nutrito del deterioramento reputazionale dell’industria farmaceutica nel suo complesso. Non stupisce quindi che il c.d. Decreto Lorenzin, frutto sia del calo di copertura vaccinale nella popolazione che delle sollecitazioni da parte della comunità scientifica, ampliando il numero obbligatorio di vaccinazioni, abbia amplificato e polarizzato lo scontro tra posizioni e visioni contrapposte.

In sede politica le istanze “no Vax” sono state recepite in particolar modo dal Movimento 5 Stelle. La campagna elettorale per le politiche del 2018 si è quindi caratterizzate per la loro trasformazione in strumento di consenso all’interno delle arene di comunicazione politica.

In questo quadro il legislatore ha optato per la proroga, per un ulteriore anno, della possibilità di avvalersi dell’autocertificazione: uno strumento in realtà già previsto nel DL Lorenzin. Questa modifica, contenuta nel Milleproroghe di settembre 2018 (che dà forza alla circolare Grillo- Bussetti), e la recente introduzione dell’Anagrafe Vaccinale, segnano un vero è proprio turning point: viene infatti sancito il principio di “obbligatorietà consapevole”, con l’obiettivo di accompagnare i genitori verso una scelta ponderata e in linea con le esigenze di salute pubblica. 

 Obbligatorietà consapevole, significa però, maggiori responsabilità per tutti.

L’affermazione di nuovi mezzi di comunicazione impone agli attori coinvolti in materia di vaccini la maturazione di una diversa sensibilità per i contenuti e le informazioni divulgate, rispetto al passato. Affinché si faccia strada una consapevolezza piena e plurale sulle scelte di salute pubblica occorre avvalersi dei più avanzati strumenti di comunicazione nel quadro di precise strategie di advocacy. Aggregando interessi e suscitando l’attenzione sulle issue di riferimento sarà cioè possibile creare community che possano essere contraltare alle posizioni più consolidate oggi nel dibattito pubblico.

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