Siamo al quinto numero della rubrica di FB&Associati “Oggi Quirinale” sull’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Non è un cambiale in bianco: questo il messaggio che una minoranza del centro-destra, con il quinto voto per il Quirinale, consegna a Matteo Salvini in vista della prosecuzione della trattativa. Se ieri l’ex ministro dell’Interno aveva costretto Letta, Conte e Renzi, a contarsi in Aula, rivelandone la scarsa coesione, oggi il “sacrificio” calcolato di Casellati rende manifesta una prima crepa nello schieramento. All’appello del centro-destra, rispetto a ieri, mancano, infatti, 59 preferenze: un duro monito a misurare i passi, lanciato anzitutto da frange di Forza Italia.
Le redini del gioco, cionondimeno, sono ancora in mano al leader del Carroccio. “Bruciando” il primo vero candidato di queste elezioni, Salvini ha pagato pegno a Berlusconi e si può divincolare dall’oltranzismo di Meloni. Dopo lo smacco di ieri, il centro-sinistra allargato riesce, dal canto suo, a “contarsi” in Aula e a ripristinare quota parte del suo potere negoziale originario.
Caduta la carta Casellati, il cui standing istituzionale è irrimediabilmente compromesso, iniziano a maturare allora le condizioni politiche per un’intesa bipartisan. Un processo che potrebbe tuttavia richiedere ancora qualche tempo. In particolar modo se a decollare fosse la soluzione Draghi. Si tratterebbe, infatti, di approntare al più presto un tavolo parallelo per costruire un primo scheletro del futuro governo. Minori insidie presenta invece la soluzione Casini, verso cui continuano ad orientarsi le componenti centriste dei due coalizioni. Sullo sfondo resta per ora il bis di Mattarella: un’aspirazione mai sopitasi tra i diversi schieramenti.
Social e Quirinale
Dopo gli ultimi scrutini Mattarella sale in prima posizione, seguito da Mario Draghi e dalla Pres. del Senato Casellati, che scalza per la prima volta dal podio Casini. Più staccati Frattini e Amato.
Nelle ultime 24 ore Renzi è stato il più attivo del dibattito social sul Quirinale, affermando la necessità dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica, una proposta da sempre al centro del programma di Giorgia Meloni.
Nel Gruppo Misto invece, come evidenziato da Barbara Lezzi, prosegue il sostegno nei confronti del magistrato Di Matteo.