PNRR e Sanità: una nuova alleanza tra governance sanitaria e industria

Il contributo dei dispositivi medici alla crescita e alla modernizzazione del Paese

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un’occasione unica e irripetibile per il nostro Paese, ma affinché la leva finanziaria dei fondi che stanno arrivando nelle casse pubbliche possa funzionare occorre che si creino le condizioni giuste. Non basta solo che questi fondi vengano “spesi bene”, cioè che la selezione delle progettualità e della destinazione dei capitoli di spesa sia effettuata con una visione strategica e di medio-lungo periodo, occorre anche che la catena di comando delle amministrazioni pubbliche coinvolte funzioni in modo snello e veloce e, infine, che le imprese e i comparti industriali coinvolti nei settori toccati dal Next Generation EU possano svolgere il loro ruolo economico, produttivo e occupazionale in condizioni accettabili.

Il tessuto economico e produttivo italiano è ricco di comparti industriali di eccellenza, che godono di rispetto e riconoscimento unanime nel mondo per livello di qualità, capacità di ricerca ed innovazione, creatività e preparazione delle risorse umane. Molto spesso queste realtà hanno un solo limite alla concorrenzialità: le disposizioni normative italiane.

Un esempio è il comparto dei dispositivi medici che, secondo i più accreditati analisti economici, rappresenta uno dei settori con maggiori potenzialità di crescita a livello globale nel prossimo quinquennio, tanto che alcuni Paesi oltreoceano lo qualificano e lo supportano come “settore strategico”. Non è un caso che i principali fondi di investimento europei ed extra europei stiano puntando proprio sulle imprese della “white economy” e mostrino grande interesse sulla capacità di continua innovazione e avanzamento tecnologico nell’ambito della digital health, della medicina territoriale e diffusa. Ambiti in cui i margini di sviluppo e modernizzazione sono molto ampi, della cui importanza ci siamo resi conto in modo inequivocabile negli ultimi due anni di pandemia.

Nonostante queste premesse, il settore dei medical devices nel nostro Paese risulta imbrigliato da una normativa pensata per un periodo in cui la gestione dei conti pubblici, dei bilanci e disavanzi delle regioni era totalmente diversa rispetto ad oggi. É questo il contesto da cui è scaturita la collaborazione tra FB&Associati, Confindustria dispositivi medici e Istituto Bruno Leoni, dalla quale è risultata l’elaborazione del Briefing Paper “Il payback sui dispositivi medici. Analisi e conseguenze di una misura inapplicata” presentato lo scorso 21 Ottobre nella prestigiosa sede di Palazzo Wedekind a Roma.

“Il meccanismo del payback sui dispositivi medici, introdotto nel 2015 e mai attuato, è una misura ormai obsoleta che andrebbe rimossa”: questa la posizione unanime emersa nel corso del dibattito trasversale a cui hanno preso parte Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi Medici, l’onorevole Beatrice Lorenzin, il senatore e responsabile Economia e Finanze del PD Antonio Misiani, Giovanni Tria, già Ministro dell’Economia e delle Finanze e attuale Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico e il Viceministro dello Sviluppo economico, Gilberto Pichetto Fratin.

Come emerge dallo studio di IBL, infatti, il settore dei dispositivi medici ha vissuto momenti di grande forza nel nostro Paese, ma a seguito di interventi normativi, come l’inserimento del meccanismo del payback, ha subito un forte indebolimento. Lo stato di emergenza dell’ultimo biennio ha reso quanto mai attuale la necessità di un intervento correttivo sulla struttura normativa e regolatoria vigente, al fine di trovare un punto di convergenza che possa mettere le aziende nelle condizioni di operare un rilancio nell’interesse tanto del sistema produttivo, quanto del sistema Paese.

Dall’evento è inoltre emerso inoltre come, soprattutto a seguito di una pandemia che ha completamente scardinato i paradigmi industriali, quanto quelli del sistema sanitario, sia imprescindibile ed urgente che la governance sanitaria si sviluppi in coerenza con la politica industriale del settore e non rappresenti, invece, un ostacolo ad essa.

L’analisi dei dati e l’elaborazione dello studio, oltre che il dibattito scaturito durante e dopo l’evento, hanno rappresentato un contributo fondamentale alla creazione di un consenso trasversale, tanto in ambito governativo quanto parlamentare, che ha permesso di affrontare il tema già nell’ambito della Legge di Bilancio 2022.