Guida alle elezioni europee 2024

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Nella Guida alle elezioni europee 2024, FB&Associati-Bruxelles analizza in dettaglio la prossima scadenza elettorale europea del 6-9 giugno 2024, dove i cittadini dei 27 Stati membri dell’Unione saranno chiamati a rinnovare la composizione del Parlamento europeo.

Partendo da una disamina dello scenario politico europeo e italiano, il documento approfondisce i principali elementi delle leggi elettorali in vigore negli Stati membri, nonché le complesse procedure di nomina della Commissione europea e del Presidente del Consiglio europeo.

Introduzione

Tra il 6 e il 9 giugno 2024 i cittadini dell’Unione europea saranno chiamati ad eleggere i propri rappresentanti per la decima legislatura del Parlamento europeo che resterà in carica fino al 2029.

Rispetto alle ultime elezioni, tenutesi nel maggio del 2019, lo scenario europeo è profondamente mutato e nuove priorità, emerse anche in conseguenza di eventi quali la pandemia da Covid-19 e la guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina, hanno spinto la Commissione europea e l’UE nel suo complesso ad implementare interventi prima nemmeno immaginabili.

L’attenzione all’ambiente e il contrasto ai cambiamenti climatici continueranno a rappresentare temi di sicuro rilievo anche in futuro, ma, alla luce delle tendenze che vanno emergendo negli ultimi mesi, è molto probabile che gli stessi verranno affrontati prestando sempre più attenzione alla promozione e alla tutela della competitività e del futuro industriale della UE. Se, infatti, la Commissione von der Leyen presentava il green deal europeo come fiore all’occhiello del suo programma, la stessa presidente (che punta ad una rielezione) ha più volte evidenziato che la politica industriale, la competitività e la gestione dei rischi digitali sarebbero state le principali priorità dell’ultimo anno di mandato.

Altri temi, tra cui la sicurezza economica, l’immigrazione e la tutela delle categorie vulnerabili, si fanno inoltre strada in vista della prossima campagna elettorale e potrebbero avere un ruolo ancora più rilevante nell’agenda della futura Commissione europea.

A distanza di cinque anni dall’ultimo appuntamento elettorale europeo, anche lo scenario politico italiano ha subito diversi cambiamenti. Alla vigilia delle elezioni del 2019, stava infatti per concludersi il primo anno del Governo Conte I, l’esecutivo sostenuto dalla maggioranza parlamentare “gialloverde”, composta da M5S e Lega. Seppur quota minoritaria nella coalizione (in termini di seggi nel Parlamento italiano), la Lega di Matteo Salvini era data in continua ascesa nei sondaggi e le elezioni del 2019 sancirono l’effettiva predominanza sul Movimento 5 Stelle, terzo partito italiano più votato, superato anche dal PD (i pentastellati, poco più di un anno prima erano risultati il primo partito italiano alle elezioni politiche del 2018).

L’Italia ha avuto tre ulteriori governi (Conte II, Draghi, Meloni), un rinnovo di legislatura (dalla XVIII alla XIX) e le stesse alleanze tra i diversi partiti si sono (più volte) rimescolate. A livello europeo, i partiti italiani hanno però mantenuto il loro posto all’interno delle rispettive famiglie politiche.

Come funzionano le elezioni europee

Attraverso le elezioni di giugno 2024 i cittadini europei eleggeranno direttamente i 7201 eurodeputati che andranno a comporre il prossimo Parlamento europeo.
Le elezioni europee, tuttavia, non comportano solo il rinnovo dell’apparato camerale, ma innescano un vero e proprio domino che darà vita ad avvicendamenti ai vertici di tutte le principali istituzioni dell’UE.

Parlamento europeo

È l’unico organo europeo ad essere eletto direttamente dai cittadini. La sua composizione, dunque, dipende interamente dai risultati delle elezioni del prossimo giugno.

Commissione europea Il Presidente

Uno dei primi compiti dei nuovi eurodeputati sarà quello di eleggere il prossimo presidente della Commissione. Il Trattato sull’Unione europea stabilisce, infatti, che si deve tener conto dei risultati delle elezioni europee quando il Consiglio europeo, dopo appropriate consultazioni e deliberando a maggioranza qualificata, propone al Parlamento il candidato alla carica di presidente della Commissione. Il Parlamento successivamente elegge il Presidente a maggioranza dei membri che lo compongono. Se il candidato non ottiene la maggioranza, il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, propone entro un mese un nuovo candidato, che è eletto dal Parlamento europeo secondo la stessa procedura.

Dal 2014 il Parlamento ha introdotto il principio dei candidati capilista, noto anche come Spitzenkandidaten, per cui il partito politico europeo che ha ottenuto più voti alle elezioni avrebbe il diritto di presentare un candidato alla presidenza della Commissione a nome del Parlamento. Tale sistema, che non trova alcun riscontro nei Trattati, ma si fonda sulla volontà di aumentare la legittimazione democratica della Commissione, ha finora goduto di alterne fortune.

Nel 2014 a ottenere più voti fu il Partito popolare europeo (PPE) e al suo candidato capolista, Jean-Claude Junker, fu affidato il compito di guidare la Commissione; un precedente che fu visto come un segnale incoraggiante per il consolidamento del processo.
Alle successive elezioni del 2019, tuttavia, sebbene il PPE fosse risultato ancora una volta il primo partito (circostanza che con molta probabilità si ripeterà a giugno 2024), lo Splitzenkandidat, nonché attuale presidente del partito e del corrispondente gruppo parlamentare, Manfred Weber, non fu indicato come candidato presidente dal Consiglio europeo e a lui fu preferita Ursula von der Leyen.2

1 Quindici in più rispetto ai 705 nella nona legislatura, come stabilito dalla Decisione (UE) 2023/2061 del Consiglio europeo del 22 settembre 2023.
2 Alle elezioni del 2024 sarà proprio von der Leyen il candidato indicato dal PPE.

A svantaggio di Weber giocarono delle sfavorevoli circostanze politiche che fecero perdere credibilità alla sua figura sia agli occhi degli alleati più progressisti, sia di quelli più conservatori, ma l’esito del processo dimostrò, qualora vi fosse ancora qualche dubbio, la prerogativa del Consiglio europeo nella scelta del presidente candidato ed il suo ruolo di decisore ultimo. Di conseguenza, per quanto possa essere supportato, il principio dello Spitzenkandidaten potrà sempre essere reso vano dalla diversa volontà del Consiglio.

Commissione europea I Commissari

Anche i candidati alla carica di Commissari della Commissione europea devono superare un severo vaglio parlamentare.
Il Consiglio, in accordo con il neoeletto Presidente della Commissione, adotta un elenco di candidati Commissari, uno per ogni Stato membro. I commissari designati devono comparire dinanzi alle varie commissioni parlamentari in audizione sui rispettivi ambiti di competenza. Una valutazione negativa può indurre i candidati a ritirarsi dal processo, come già avvenuto in passato. Il Presidente e gli altri membri della Commissione sono poi soggetti, collettivamente, a un voto di approvazione del Parlamento europeo e sono quindi nominati dal Consiglio europeo, che delibera a maggioranza qualificata.

Presidente del Consiglio europeo

Il presidente del Consiglio europeo è eletto dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata per un mandato di due anni e mezzo, rinnovabile per una sola volta.
L’attuale presidente del Consiglio europeo è il belga Charles Michel, che ha iniziato il suo primo mandato il 1° dicembre 2019 ed è stato rieletto presidente per un secondo mandato il 24 marzo 2022.

Il mandato di Michel era iniziato in contemporanea con quello della Commissione von der Leyen che, a causa del lungo iter di approvazione descritto in precedenza, entrò in carica proprio il 1° dicembre 2019.

Le differenze tra i diversi Stati membri

La futura composizione del Parlamento europeo sarà determinata anche dalle diverse modalità con cui i cittadini dei diversi Stati membri eleggeranno i loro rappresentanti nel Parlamento europeo.

Sebbene delineate all’interno di un sistema volto a garantire un grado minimo di omogeneità, le modalità con cui vengono selezionati i membri del Parlamento (MEPs) possono variare tra i

diversi Stati membri, sotto il profilo temporale, procedurale e anche in base alle caratteristiche dell’elettorato.

Innanzitutto, va sottolineato che in cinque Stati membri, Belgio, Bulgaria, Lussemburgo, Cipro e Grecia, è previsto l’obbligo legale di voto e tale disposizione si applica sia ai cittadini nazionali sia ai cittadini comunitari non registrati. Una disposizione del genere può, ad esempio, comportare delle differenze in termini di affluenza, ma anche cambiare l’atteggiamento dei candidati che dovrebbero veicolare meno energie nel tentativo di mobilitare gli elettori.

In secondo luogo, va ricordato che l’arco temporale in cui sarà possibile recarsi ai seggi non sarà uguale per tutti i cittadini dell’UE. Le elezioni del Parlamento europeo si terranno tra il 6 e il 9 giugno 2024, ma il giorno esatto è infatti stabilito da ogni Paese. Tuttavia, per tutelare lo svolgimento democratico, i risultati delle elezioni non potranno essere pubblicati se non dopo la chiusura dei seggi nello Stato membro i cui elettori hanno votato per ultimi, domenica 9 giugno 2024.

Le discrasie sull’organizzazione elettorale degli Stati membri non sono tuttavia solo temporali, ma riguardano anche l’aspetto procedurale. Gli eurodeputati sono infatti eletti secondo i sistemi elettorali nazionali, che devono però rispettare alcune disposizioni comuni stabilite dal diritto dell’UE, come ad esempio l’utilizzo di un sistema proporzionale.

Di norma, gli elettori possono scegliere tra partiti politici, singoli candidati o entrambi. Mentre in alcuni Stati membri gli elettori possono votare solo per una lista, senza la possibilità di cambiare l’ordine dei candidati (cd. liste bloccate), in altri Stati membri gli elettori possono esprimere la loro preferenza per uno o più candidati. A seconda del grado di libertà di cui godono gli elettori nell’esprimere il loro voto preferenziale, si possono distinguere liste semi-aperte, in cui gli elettori possono cambiare la posizione di uno o di tutti i candidati di un’unica lista scelta, e liste aperte, in cui gli elettori possono votare per i candidati di liste diverse.

Invece di un sistema di liste, alcuni Stati membri utilizzano il voto singolo trasferibile (STV). Con questo sistema, l’elettore dispone di un solo voto ma può classificare i candidati in ordine di prima, seconda, terza, (ecc.) scelta.

Inoltre, mentre nella maggior parte degli Stati membri il territorio nazionale costituisce un’unica circoscrizione elettorale per le elezioni europee, Italia, Belgio, Polonia e Irlanda hanno suddiviso il proprio territorio in più circoscrizioni.

Uno dei temi più discussi quando si parla di elezioni europee è quello relativo alla cd. soglia di sbarramento, ovvero quella percentuale minima di voti che una lista elettorale deve raggiungere per rientrare nella distribuzione dei seggi.

Al momento l’entità di tali soglie è fortemente differenziata tra gli Stati membri.

Infine, ci sono differenze anche in relazione all’età dell’elettorato attivo e passivo, anche in questo caso stabilite dalle leggi nazionali. Mentre l’età per avere diritto al voto è di 18 anni nella maggior parte degli Stati membri (ad eccezione della Grecia, dove l’età per votare è 17 anni, e di Belgio, Germania, Malta e Austria, dove è 16 anni), l’età minima necessaria per candidarsi alle elezioni europee varia notevolmente, spaziando dai 18, opzione maggiormente diffusa tra gli Stati membri, ai 25 anni, come in Italia e in Grecia.

Lo scenario italiano

In Italia le elezioni si svolgeranno nelle giornate dell’8 e del 9 giugno 2024. Nel processo di avvicinamento, tuttavia, è importante tenere a mente anche altre date. I partiti italiani infatti dovranno depositare al Ministero dell’Interno i propri simboli tra domenica 21 aprile e lunedì 22 aprile, mentre le liste dei candidati dovranno essere presentate, per ciascuna circoscrizione, presso la cancelleria della Corte d’appello del capoluogo di circoscrizione tra martedì 30 aprile e mercoledì 1 maggio.

L’Italia è il terzo paese più rappresentato nel Parlamento europeo (dietro Germania e Francia), con ben 76 membri, eletti tra le liste che superano la soglia di sbarramento del 4%. La legge del 24 gennaio 1979, n.18, emendata più volte nel corso degli anni, stabilisce l’utilizzo del voto di preferenza, che dà agli elettori la possibilità di indicare, nell’ambito della medesima lista, da una a tre preferenze, votando, nel caso di due o di tre preferenze, candidati di sesso diverso. Ciò significa che la seconda e la terza preferenza sono annullate qualora l’elettore indichi tre candidati dello stesso sesso.

Come anticipato, l’Italia è uno dei quattro Stati membri in cui non è prevista un’unica circoscrizione elettorale, ma sono invece stabiliti cinque collegi di dimensione sovra-regionale. Ad ogni circoscrizione elettorale è assegnato un numero di seggi in base alla popolazione residente. Ogni partito o gruppo politico può presentare nella propria lista un numero massimo di candidati pari a quello assegnato alla circoscrizione elettorale e gli elettori scelgono tra i candidati presenti nelle liste della propria circoscrizione di residenza. Le circoscrizioni sono Nord Occidentale, Nord Orientale, Centrale, Meridionale, Insulare.

L’attuale suddivisione dei seggi tra le diverse circoscrizioni italiane è quindi la seguente:

La delegazione italiana

Nell’introduzione si è fatto cenno ai risultati dei principali partiti italiani alle elezioni del 2019 e la conseguente ripartizioni dei seggi tra le diverse delegazioni italiane.
Tuttavia, nel corso della IX legislatura si sono verificati diversi cambiamenti all’interno delle delegazioni, dovuti a molteplici fattori. Alcuni europarlamentari, ad esempio, hanno scelto di cambiare gruppo politico di affiliazione, altri sono stati eletti per un’altra carica politica e, al verificarsi dell’incompatibilità, hanno rinunciato al seggio europeo, facendo così subentrare i non eletti alla tornata del 2019.

Di seguito, dunque, è riportata la composizione numerica della delegazione italiana a marzo 2023, quella che verosimilmente concluderà le attività della nona legislatura (l’ultima plenaria del Parlamento europeo è calendarizzata per la settimana 22-25 aprile), in confronto ai seggi ottenuti alle elezioni del 2019.

Rispetto al quadro emerso dalle elezioni del 2019, la delegazione della Lega (gruppo ID) è ancora la più numerosa, seppur ridotta di cinque europarlamentari, così come i rappresentanti appartenenti alla famiglia dei socialisti europei (PD), anche se in numero inferiore, rappresentano la seconda forza politica.

È ridotto anche il numero dei MEP italiani non affiliati ad alcun gruppo (da 14 a 8), prevalentemente eletti con il Movimento 5 Stelle. Tale riduzione è dovuta, tra le altre cose, a movimenti interni allo scacchiere dei gruppi del Parlamento europeo, che hanno contribuito anche alla formazione di due delegazioni non registrate in seguito alle elezioni del 2019: la delegazione dei Verdi (composta interamente da eurodeputati eletti con il Movimento) e la delegazione di Renew (attualmente composta da due eurodeputati eletti con il Movimento e da due eletti con il Partito Democratico, successivamente confluiti in Azione e Italia Viva).

Sono, infine, cresciute (anche per le nuove adesioni dal gruppo ID) le delegazioni i di FdI (ECR) e FI (PPE).

Timeline

Il percorso verso le elezioni e il conseguente avvicendamento istituzionale partirà simbolicamente con la conclusione dell’ultima plenaria della nona legislatura, prevista per la settimana del 22-25 aprile.

Di seguito sono riportati i principali passaggi istituzionali che porteranno alle elezioni e alla composizione della nuova Commissione europea: